martedì 19 maggio 2015

Perché sei felice?

Qualche tempo fa ero in visita al Samgha e Maestro Chen mi chiede come sto.
-Bene Maestro mi sento bene, anzi... felice direi!-
-Bene, sono contento... ma cosa ti da tutta questa felicità?-
-Ossignore, non so... sono felice e basta!-
-Invece dovresti chiedertelo sai? Altrimenti potrebbe sembrare follia...-
Siccome so di essere strana ma non folle inizio a spiegare del perchè io creda di essere felice..
-Ma non so... non i manca nulla, sono in salute, ho una famiglia che mi ama, un figlio che adoro che so felice nella sua avventura con sua moglie, un marito meraviglioso... beh, a me sembrano buoni motivi... no?-
-Scusa Sara, ma tu sei felice per qualcosa che domani non potresti più avere? Sei sicura di vole basare il tutto su qualcosa di così effimero?-
Oh madre... Onestamente son rimasta senza parole... (cosa molto difficile per me) anche perchè ha totalmente ragione! Io sto basando la mia felicità su una salute che domani posso perdere, così come l'amore e la famiglia! Dopotutto la vita insegna: oggi è così e domani non lo è più... Ma nonostante questa presa di coscienza io continuo a mantenere questa sensazione di felicità. E così mi do un compito: capire del perchè di questo benessere!

E' arrivata l'ora di andarmene, prendo l'auto e mi incammino verso casa. I ritorni a casa dopo qualche ora al Samgha per me sono un vero e proprio trip... penso e rifletto su quanto mi è stato detto ma sopratutto mi turbina quella domanda: perchè sono felice? Le risposte son sempre legate a quello che ho, ma come già detto non posso permettermi  di basare la mia vita su una base così effimera!
Arrivata a casa non sono giunta a nulla, decido che la notte porterà consiglio! Sarà anche così consigliera la notte,  ma appena sveglia, a domanda fatta nulla arriva! Ok, arriverà prima o poi!

Ma una mattina senza porre domanda alcuna, mi alzo, preparo la mia colazione, come sempre mi accoccolo sul divano e inizio a gustarmi quella routine quando un flash mi fa sedere dritta sul divano, e inizia così il dialogo interiore più pazzesco della mia vita:
-Ossignore... ma io sono felice! 
-Ok, ma perchè sei felice? 
-Son felice perchè... perchè io non ho paura!
-Non hai paura?
-No, non ho più paura di nulla... non sento ne paura ne ansia... nulla!
-Allora è per quello che sei felice?
-Sì  per quello... ma aspetta... sono felice sopratutto perchè sono Viva...  e ancor di più... non ho più paura di vivere questa mia Vita... wow!
-Ecco... ora sì che ci siamo! 

Giorni dopo sono ritornata dal Maestro e gli ho raccontano del mio dialogo, il suo sorriso è stata un'ulteriore conferma... no, non sono folle!!
Fico no?  ^_^

7 commenti:

  1. Direi che alla fine è l'unico motivo per la felicità: essere Viva, essere consapevole che la Vita è bella e che va vissuta in ogni istante... Anch'io sono felice perchè sono Viva :-)

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    1. Cara Ada...per come sei tu non potrebbe essere diverso!
      Un abbraccio fortissimo!!

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  2. Non abbiamo paura di perdere la nostra felicità? Forse è fare amicizia con questa paura la vera felicità. Che dici? ;)

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    1. Che potrebbe essere... ma l'idea di fare amicizia con la mia paura mi sembrerebbe di voler amare il mio carceriere. E succede più di quanto immaginiamo, infatti hanno dato un nome a questa atteggiamento, la Sindrome di Stoccolma.
      Posso avere anche un carceriere amorevole che non mi fa mancare nulla, ma io aspiro ad avere di più. La paura mi impedisce di vivere in pieno, mi fa preoccupare del domani, aumenta l'ansia del vivere.
      Io ora non ho paura del domani nonostante io non lavori e mio marito lavora a chiamata, mio figlio vive oltre oceano e l'italia sta andando per aria.
      Non posso far amicizia con la paura, non vivrei più il mio quieora che è stupendo. Sono nata questa mattina e muoio questa sera, cerco solo di rendere la mia giornata degna di essere vissuta. Anche nella sua precarietà, non c'è posto per la paura in questo, mi spiace.

      Sri Aurobindo dice una cosa fantastica: Il mondo intero aspira alla libertà, eppure ogni creatura è innamorata delle proprie catene. Questo è il primo paradosso e l'inestricabile nodo della nostra natura.
      Ecco io le catene non le voglio. Io so che se domani decido di lasciare tutto e partire lo faccio senza timore, così come posso decidere di rimanere e fare altro.. perchè solo libera dalla paura!
      Dimmi Franco, come potrei farci amicizia? ^_^

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  3. La sindrome di Stoccolma riguarda l'affezionarsi alla propria condizione di privazione, un giustificativo all'assenza della libertà principale: il libero arbitrio. Tu puoi decidere domani se lasciare tutto, genitori, coniuge, figli, lavoro, blog soprattutto!! (scherzo per il coniug.. per il blog!). Catene spesso invisibili ci legano, ma è la pura della perdita che ci frastorna ("INTRISO DI DOLORE IL PANE.."), dovremmo abituarci adagio.. come Cleopatra che ingeriva veleno a mo' di antidoto.. perderla la felicità e rimanere abbagliati dalla rinascita...

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    1. Ciao Franco, non lo faccio di proposito ma... faccio fatica a capire il senso delle tue parole. Ultimamente ho una seria difficoltà di comprensione, perdonami! ^_^
      Mi stai dicendo che come faceva Cleopatra a prendere il veleno come antidoto noi dobbiamo abituarci ad avere paura come antidoto ed essere felici per questo?

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  4. Cara Sara, come vedi ricomincio passare da tutti voi, passata l'adunata di noi alpini e avervi fatto vedere le belle foto
    ora incomincio fare dei commenti da voi.
    Ciao e buona settimana cara amica.
    Tmaso

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