mercoledì 31 agosto 2016

Perchè? Ecco il perchè!

In questi giorni dove il mondo web impazziva di rabbia e rancore , io cercavo un po' di svago in posti più leggeri.
Navigando mi sono ritrovata a leggere un articolo in QUESTA pagina Facebook dove l'autore dice; Nella maggior parte dei blog si raccontano di viaggi "perfetti", fatti di incontri con personaggi perfetti, in luoghi magici e paradisiaci; i viaggi alternativi e improvvisati, però, possono essere pieni di imprevisti. Bisogna raccontare il viaggio in tutti i suoi aspetti, anche quelli negativi, fatti di disagi, attese, incontri antipatici. Non si vuole certo scoraggiare le persone a viaggiare, ma è corretto essere più obiettivi possibile: i veri viaggi sono incerti e pieni di sorprese, nel bene e nel male, ed è proprio questa incertezza a renderli avventurosi
Ed ecco che è partita la domanda: perché si racconta solo il bello dei viaggi?
Ci ho pensato un bel momento e piano piano la risposta è arrivata!

Io ovviamente parlo solo per me, non posso sapere cosa passi nella testa degli altri Viaggiatori e forse l'articolo si riferisce solo a viaggi andata e ritorno... Ma sta di fatto che ora so perché alla fine io abbia la tendenza a raccontare solo il bello di quello che succede anziché il brutto... 

Il tutto parte da quando si prende la decisione di partire. Per noi è stata una partenza "definitiva"... ma quanti stop abbiamo ricevuto nel mentre? Quanti ci hanno riso in faccia dicendoci ma dove volete andare? O chi diceva davanti a noi rivolgendosi ad altri: tempo sei mesi e questi ritornano a casa! Oppure siete andati e tornati tante volte... non sarà certo l'ultima! e ancora tanto torni!!
Quando si parte per un viaggio come il nostro le notti insonni non si contano, le strette allo stomaco fanno venire il vomito più di quanto lo si dia a vedere, la paura dell'ignoto è sempre presente nella mente.... che gira e rigira come un criceto mai stanco.  

Ed ecco perché una volta partiti si racconta solo di quanto succede di bello, perché sappiamo benissimo che ci ha detto quelle frasi è li che aspetta solo di poter dire: e che vi creavate, di trovare l'America? Pensavate di fare solo la bella vita? Ricordate che tutto il mondo è paese! Certo che ve le andate a cercare tutte!

Ecco, forse qualcuno non lo immagina, ma queste cose noi le sapevamo già da prima, ma siamo voluti partire lo stesso. Sapevamo che si sarebbero stati  tempi bui, l'adattamento, la burocrazia, lo sconforto, ma nonostante tutto siamo andati e ora non serve a nulla venire a dirlo... lo sapiamo già! Ed ecco che basterebbe stare zitti e lasciarci parlare anche quando si è giù di morale. E se proprio non se ne può fare a meno una parola di incoraggiamento è sempre gradita.

Io non ho mai postato immagini o storie per suscitare invidia, che mi conosce sa bene che vorrei che tutti fossero felici della loro vita come io lo sono in quel momento, lo faccio per semplice condivisione di un momento mio di felicità e stupore.. ma non lo faccio quando sono triste o preoccupata! Vorrei poterlo fare senza aver paura di preoccupare qualcuno o ancora peggio senza preoccuparmi delle frecciatine di scherno, anche perché se la stessa non ha presa su di me quando sono tranquilla, mi ferisce tantissimo quando sono triste! Infatti molte volte se scrivo uno sfogo solo in pochi lo vedono.

Ecco, è per questo che mi tengo tutto dentro e non condivido nulla che non sia pura felicità! Non perché voglio far credere che tutto va bene per mero orgoglio ma per semplice difesa, e anche se è stata una mia scelta, una pacca sulla spalla senza infierire... dai, quella non si nega a nessuno!

domenica 5 giugno 2016

Il cervello degli Italiani.


Questo articolo l'ho trovato su Facebook. Mi ha lasciato senza respiro da tanto l'ho trovato vero e triste! Per me rappresenta quello che io uso chiamare il Popolino Italico...


Un popolo sospeso tra normalità e follia.

"Il cervello- come mostrano gli splendidi risultati delle neuroscienze- è unico e differente. Usare il termine cervello al di fuori del singolo individuo appare perciò inadeguato. E tuttavia possiamo allargare il termine anche in relazione al popolo italiano, cercando di individuarne le caratteristiche mentali principali positive e negative.
Intanto come appare l’Italia? Un Paese stressato, stanco, triste e angosciato. Però, è ricco di fascino e di straordinaria suggestione in quanto luogo di poesia, di arte e di creatività. La coscienza di essere italiano è una percezione speciale, gratificante. Che non è somigliante all’essere francese, inglese o tedesco.


Storicamente, ci sono stati scrittori che hanno sofferto l’essere italiano. Nelle opere di Dante, Petrarca o Leopardi, per esempio, è presente un insieme contrastante di sofferenza, conflittualità, malessere, disagio, pathos, orgoglio, gioia, sofferenza, dolore”.
E quali i tratti principali e il suo stato di salute? “E’- d’accordo con Benedetto Croce- la sua storia, tutta la sua storia, nient’altro che la sua storia. E’ l’idea di avere una storia in comune, di avere una memoria condivisa e dunque una coscienza collettiva capace di esprimere un futuro da progettare insieme.
Circa lo stato di salute mentale, autorevoli studiosi parlano di malattia sociale, di popolo malato, di un declino che coinvolge quasi tutti i settori del nostro Paese. Un Paese- ha scritto il professor Vittorino Andreoli, uno dei maggiori psichiatri italiani- ‘sospeso fra normalità e follia’. Una diagnosi, quella formulata nel suo libro “Ma siamo matti”( Rizzoli, 2015), che contiene una severa e indignata analisi sociale, culturale e scientifica dei mali dell’Italia.


Un altro autore, Franco Cordero, eccellente giurista e scrittore, ha parlato di ‘Morbo italico’, che è poi il titolo del suo libro pubblicato dall’Editore Laterza. Cinque secoli dopo i morbi ispanico e gallico, descritti da Gerolamo Fracastoro agli inizi del 1500, “una epidemia italiana- dichiara Cordero- corrompe pensiero, sentimento, gusto. Recenti sventure rinfocolano antichi mali italiani.


Sudditi congeniti cercano padrone e lo servono con una grossa paura d’essere liberi: pensano poco o niente, moralmente sordi, rifuggono dalla società tragica, né sopportano la cultura e l’ arte, intenti a tristi farse, l’anarcoide ipocrisia conformistica maschera un socievole cannibalismo. L’esito- aggiunge- è una miseria comica.
Una condizione di “marasma”. Una patologia che ha forme senili. Il paziente (il popolo italiano) appare ‘deperito, confuso, inerte, catalettico. Come nelle fiere, s’affollano -prosegue l’autorevole giurista- portaborse, pifferai, sicari, baciapile pronti ai versi della scimmia”.


Invero, sono numerosi i tratti di personalità del popolo italiano, che indicano che qualche cosa non va. I sintomi principali sono, d’accordo con Andreoli, masochismo, individualismo, invidia, maldicenza, sesso, cibo.
Il termine masochismo deriva dal nome dello scrittore Sacher Masoch ed è stato descritto per la prima volta dallo psichiatra Krafft-Ebing per indicare un disturbo della sfera sessuale e il senso di piacere provato nel subire sofferenza, umiliazione o maltrattamenti. Riferito al popolo italiano, questo comportamento rivela storicamente la nostra propensione a compiere ”scelte dannose per la comunità, mostrandoci-sostiene Andreoli- disfattisti e distruttori di noi stessi”.
Il masochismo si esprime soprattutto in politica, dove emerge la filosofia del contrario, del compromesso, del ricatto e del vilipendio. Il grande scienziato e linguista statunitense, Noam Chomsky, ha dichiarato che gli italiani “non fanno politica, litigano e seguono le direttive imposte dall’ Europa”. Di qui, l’incapacità del popolo italiano a “scegliere persone in grado di guidarci con dignità, consegnandoci con le debite differenze a politici e politicanti mediocri, ridicoli e privi di spessore”.


Circa il concetto di individualismo, in questa sede non ci riferiamo alla dottrina filosofica di individualismo, ma alla connotazione dell’individuo che vuole affermarsi, svalutando e danneggiando gli altri. Il comportamento indica una ipertrofia di sé che porta a vedere solo se stessi. 
Gli italiani, secondo autorevoli studiosi, sono individualisti e dunque “egoisti e narcisisti”, entrambi sintomi di un’alterazione della personalità. Si ritengono “unici, superiori, con una grandiosa stima di sé, che raggiunge livelli patologici”.


Domina una morale dell’utile per “me” e per il “mio”. L’italiano si ritiene libero di agire “al di fuori delle regole”. L’Italia, per questi autori, è un Paese dove la morale è morta, dove tutto è possibile e dunque niente è proibito, a causa dell’assenza della percezione del bene e del male. Stiamo creando una generazione di ragazzi e una società ‘senza morale’. L’assurdo- rileva Andreoli- è che ‘per primi i politici e gli amministratori della cosa pubblica assumono comportamenti immorali’. Un popolo senza morale muore, rovinando un Paese ricco di bellezza, storia e cultura e mettendo a rischio la stessa civiltà”.
Sulla nozione di invidia e di sesso-cibo, dobbiamo dire che l’invidia è un sentimento penoso, che oscilla dall’ostilità, alla maldicenza sino all’odio violento e distruttivo verso chi possiede ciò che l’invidiato brama e ritiene di non poter mai avere. L’individuo che invidia mostra di avere una pulsione primitiva, distruttiva e autodistruttiva legata a uno stato di frustrazione, insicurezza e angoscia. Un delirio persecutorio. Per Freud, una pulsione di morte.

Il popolo italiano è “invidioso”, è la “disgrazia più grande, per questo studioso, che potesse capitargli. Mentre  altri popoli, come per esempio i francesi, sono abituati ad esaltare le loro qualità e i lori principi, gli italiani sono disfattisti e amano la “maldicenza”. C’è una desiderio inguaribile di dire male, di offendere e di proiettare sull’altro le proprie malvagità e meschinità.
L’italiano poi è ritenuto “un consumatore straordinario di sesso-cibo. Il ristorante è “un luogo sacro”. Il vino è un balsamo, nella depressione e in altri disturbi maniacali e psichiatrici. L’eleganza è un modo di essere. Arte, gusto, raffinatezza, creatività: sono qualità innate del popolo italiano. E’ l’Italia del bello, del sole, della grazia.


E’ possibile a questo punto formulare una diagnosi e indicare una terapia?
La situazione mondiale preoccupa non solo gli studiosi, ma anche la gente comune. L’umanità va smarrendosi. L’ Europa è senz’anima e vive la sindrome dell’ansia-paura. L’Italia è in forte declino e attraversa una condizione di incertezza e impotenza. Il cervello è bloccato con tutto ciò che è umano. Sembrano ferme tutte le funzioni della mente del popolo italiano. Un cervello senza senso, pieno di immagini irreali e di deliri sociali e televisivi, che impediscono di vedere la realtà. Dobbiamo smetterla di attribuire tutti i mali alla crisi economica. La crisi riguarda il senso dell’uomo nel mondo. Si cammina, ma senza un progetto e una meta, senza sapere chi siamo e dove andiamo.


La terapia è possibile. E’ possibile riattivare il funzionamento dei sistemi neuronali del cervello. Punto di partenza, la presa di coscienza della malattia. Quindi, operare per realizzare, come andiamo sottolineando da anni nei nostri scritti e come concordano insigni studiosi, un nuovo umanesimo. Che metta al primo posto la persona e quindi il popolo. E’ dall’umanesimo che derivano principi, valori, norme giuridiche e norme morali. E’ da questo impianto concettuale che nasce la politica, contro una “società liquida”, una società, per Bauman, del ‘non senso’.


Un Paese fragile il nostro, fra vizi (tanti) e virtù (poche). Ma con la capacità di superare il ‘mal di essere’. Una condizione esistenziale originata dal decadimento.


Sul mal di vivere e su tanti altri problemi esistenziali, le neuroscienze stanno fornendo le prime risposte e le prime indicazioni risolutive. Sul piano storico, l’uomo ha cercato sempre di superare se stesso come aspirazione al soprannaturale. Dobbiamo porre l’ attenzione sulle qualità dell’ uomo di modificare la realtà, nella feconda prospettiva di abitare nuove frontiere e nuovi mondi. Già Nietzsche affermava che l’uomo è ‘una corda tesa tra l’umano e il post-umano’ e Pascal precisava che l’uomo è un essere tra l’animale e l’angelo. L’uomo precisava Heidegger non è ‘la sentinella del nulla, ma il pastore dell’essere’. Come infine non sottolineare l’illuminante intuizione di Rosmini, il quale poneva a fondamento della persona l’essere nelle sue tre forme: ideale, reale, morale.
L’attuazione di un nuovo umanesimo significa costruire un Paese fondato su solidi sentimenti che si chiamano empatia, altruismo, generosità. Il post-umanesimo deve nascere nell’alveo di queste linee vettoriali non per soppiantare l’uomo, ma per elevarlo.
Una vita senza la ricerca di questi principi e valori non è degna di essere vissuta.

Posted By Guido Brunetti

Guido Brunetti vive e lavora a Roma. Ha tenuto lezioni nelle Università di Roma, Lecce e Salerno. Ha esercitato attività sanitaria nella cura delle malattie mentali come libero professionista e presso istituzioni p che spaziano nei più diversi campi delle neuroscieze, della psichiatria e della psicoanalisi. Il professor Raffaello Vizioli, neuroscienziato di fama mondiale, ha definito Brunetti un "umanista- scienziato" e uno "scrittore completo". 
Un altro scienziato, Edoardo Boncinelli, ha dichiarato che Brunetti "è uno dei pochi autori capaci di scrivere un libro sul cervello, la mente e la coscienza". Collabora alla "Rivista di psichiatria" e a "Formazione psichiatrica". 
ubbliche e private. Ha svolto altresì attività nel Ministero di Grazia e Giustizia, Tribunale di Roma e Presidenza del Consiglio dei Ministri. E' autore di oltre 200 pubblicazioni scientifiche che spaziano nei più diversi campi delle neuroscieze, della psichiatria e della psicoanalisi. Il professor Raffaello Vizioli, neuroscienziato di fama mondiale, ha definito Brunetti un "umanista- scienziato" e uno "scrittore completo". 
Un altro scienziato, Edoardo Boncinelli, ha dichiarato che Brunetti "è uno dei pochi autori capaci di scrivere un libro sul cervello, la mente e la coscienza". Collabora alla "Rivista di psichiatria" e a "Formazione psichiatrica". 

lunedì 16 maggio 2016

Che la leggenda del filo rosso si possa applicare anche ad altro?

Sì perchè io sono di nuovo qua!
Proprio l'altro giorno riflettevo che la Vita (che ha un'autonomia tutta sua) mi ha riportato di nuovo qua!

Tadahhh, e sono di nuovo ad Arujà! Da non credere; ci son venuta per la prima volta nel 2001, ci son tornata nel 2005 e nonostante la mia destinazione iniziale fosse al nord del Brasile (dicendo a me stessa che MAI e poi MAI sarei tornata ad Arujà) mi son ritrovata un'altra volta qua! Dai, un spiegazione ci dev'essere!

Nel mio post precedente parlavo di scelte, la metafora ricordava la strada che in fondo rappresenta il nostro cammino. Bene, ho lasciato che la vita mi offrisse le opportunità da scegliere, o così mi sembrava, portandomi esattamente dove voleva lei! All'inizio è difficile capirne il disegno ma poi allontanandosi dalla situazione il quadro si fa più chiaro e capisci che non poteva essere diversamente. Certo, il fatto di essere tornati per la terza volta ancora non lo capisco ma aspetto che il tempo mi mostri il suo disegno o il filo... fa lo stesso!

Qualcuno non convinto mi chiede pure se sarà per sempre... questa domanda mi lascia sempre basita. Il per sempre non esiste, la vita per me potrebbe finire adesso... come posso pensare al per sempre? Lo so lo so, mi ci sono aggrappata per anni e aggrappandomi ho perso molto tanto ero concentrata a non mollare la presa, ma ora ho smesso! Alla fin della fiera mi trovo dove mai avrei pensato di tornare, a fare ciò che mai avrei pensato di fare, conoscendo persone che mai avrei pensato di frequentare! A questo punto passerei  direttamente a cancellare queste due affermazioni; il mai e il per sempre non esistono, e visto che nulla è come vorremmo ma va come deve andare, attendo di vedere dove mi porterà qual filo rosso che io amo chiamare Vita!

Buona vita bella gente!!

martedì 5 aprile 2016

A da passà a nuttata...

Mi son trasferita da giorni ormai, siamo arrivati a Sao Paulo esattamente il 18 di marzo sera... e a me onestamente sembra una vita e mezza!
Son precipitata in un vortice incredibile di eventi e situazioni che... faccio fatica a tenere il passo! La vita mi ha sempre mandato segni che ho sempre seguito, bastava un po' di attenzione e seguivo il filo conduttore.
Ma la Vita si diverte un sacco ed ecco che mi mette davanti ad un incrocio bello grosso... e pure incasinato!

-Che faccio... vado a destra?- Chiedo io.
-Mmmhhh penso di no...- Risponde la voce della mia Esistenza.
-Ok... sinistra?-
-Mmmh naaa...-
-Allora vado diritto?-
-Tu prova ma... non penso sai...-
Ok dico io... a destra no, a sinistra nemmeno e dritto;  Tu prova ma... non penso sai!!! No ma dico... fai sul serio???

Ed ecco qua che iniziano le discussioni col mio Tomo:
-Proviamo ad andare a sinistra e svoltiamo subito a destra così ci manteniamo paralleli alla strada dritta... potrebbe essere una soluzione senza allontanarsi troppo...-
-Allora vale lo stesso che andare a a destra e svoltare dubito a sinistra... la direzione è uguale!
-No che non è uguale è a sinistra!-
-Ma si che è lo stesso... è a destra!-
-E se fosse svoltare a destra e subito a destra magari da l'impressione di tornare indietro ma non è così e la direzione cambia di sicuro!-
-E allora svoltiamo a sinistra e subito a sinistra che fa lo stesso no?!!-
Da li immense polemiche che non ci fanno muovere di un centimetro!
-E allora fermiamoci qua...-
-Non si può è divieto di sosta!-
-Tornare indietro?-
-Nemmeno... era una strada a senso unico!-
-Ponti?-
-No-
-Sottopassi?- 
-Nemmeno-
-Piazzole di sosta?-
-In un incrocio? Manteniamoci seri!-
-Passaggi a livello? ... e che ne so!... ho esaurito le opzioni...-
-Beh ci sono ancora i fiumi i laghi e il mare... ma qua non ne vedo!-
-Vero...-
-E allora... che si fa adesso?-
-Già.. e  che si fa adesso?-
Beh... non c'è niente altro da fare... ha solo da passà a nuttata (mannaggia a nuttata!)

Buona notte a Voi anime vagabonde e speriamo che questa nottata passi in fretta, farà mica buio per sempre no?! A rivedere il sole!
Thcau ^_^

venerdì 4 marzo 2016

Le cose belle non le ho mai programmate... ho lasciato sempre che accadessero!

Proprio quando penso che le cose sarebbero andate in un certo modo, l'universo bussa alla mia porta e mi dice che ci sono novità chiedendomi cosa voglio fare. 
-C'è una nuova opportunità... che fai, la cogli o passi?-
L'attimo di smarrimento c'è stato visto che tutto sommato qua non si sta poi così male,  e ora... devo rimettermi in gioco? 

Lo ammetto, per un paio di giorni son stata combattuta, qua all'interno del residence mi piace; la natura è fantastica e alzarmi la mattina con questo panorama mi piace un sacco, il mare è a due passi e le lunghe spiagge... ma non posso venir meno a quello che in passato ho scritto qua: no, non  si vive di sole spiagge!

A darmi man  forte poi arrivano anche i segni, miei grandi alleati in questa mia stramba Vita, li ho sempre considerati grandi indicatori di percorso e, proprio per questo, li ho sempre ascoltati! 
Ho un sistema ormai collaudato; quando ho un dubbio esistenziale, appena sveglia mi pongo una domando; allora... che devo fare, vado, lo faccio? Le risposte di solito arrivano da li a poco e io le ho sempre seguite, perciò immaginate la mia grande sorpresa quando è arrivata questa!

Succede che a volte, nei momenti di relax, programmo a caso i post  che vanno  sulla mia Fanpage, non vado in ordine di tempo, li posto nella date che il caso offre. Succede così che a volte in una mattina ce ne siano tre e poi nulla per un paio di giorni, mi piace e lo faccio ormai da tempo. Questo l'avevo programmato tanto tempo prima... così tanto che nemmeno lo ricordavo!

Mi alzo, faccio colazione, accendo il cellulare e immediatamente mi arriva la notifica:  il post da te programmato è on line. Ok vado a legge e:  
Non ho idea di dove la mia vita mi sta portando, ma la lascio fare, probabilmente conosce la strada meglio di me.
Wow! Questa si che è una risposta!! Dopo tante domande: che faccio? Dove vado? Mi andrà bene? Starò peggio? Starò meglio? E poi? eccola lì, qui è stato il momento esatto che ho deciso: ok, io vado!!
Già perché:   Le migliori cose non si attengono a piani o programmi. La maggior parte delle volte è sufficiente lasciarsi trasportare, lasciare che le cose succedano da sole, per caso, con la mentalità aperta di chi non si aspetta niente, ma che però sogna tutto. Scrive l'autore di questo post. 

Ed è così che ho deciso di fare nella mia Vita, lasciare un'altra volta la zona comfort, vivere il momento senza grandi aspettative e senza pormi obbiettivi irraggiungibili, e sopratutto con estrema umiltà imparare a vivere ogni giorno lasciandomi trasportare con flessibilità! 
Ce la farò? Ma claro que sim!!

        Però ricordate… lasciatevi trasportare dai venti leggeri, 
salite dalla vostra zona di comfort e avanzate per quelle isole sconosciute, mantenete la mente aperta, gli occhi svegli e il cuore ricettivo. 
La vita non si pianifica, semplicemente succede, 
ma bisogna saper riconoscere il caso, 
perché a volte la vita non è specializzata nel dare seconde opportunità! 
-Cit.

sabato 16 gennaio 2016

No, non sono d'accordo... per niente!

Ultimamente vedo tante immagini con questa frase, frasi che cercano di farmi credere che quello che non  mi piace negli altri è perché è dentro di me...
Non mi piace, ci ho pensato tanto e alla fine sono giunta ad una conclusione....

Tempo fa nelle ultime visite a Maestro Chen ne avevo parlato e Lui e le Guide mi avevano spiegato qualcosa in merito... ma ancora non ero riuscita ad interiorizzare la cosa. La cosa bella è che le cose dette anche tempo fa mi sono entrate in testa e ora escono alla bisogna!

Ed eccomi qua con questo dilemma: qua nel residence c'è una persona che non sopporto proprio... L'ho conosciuta due anni fa, e fin dalla prima volta  l'impressione che mi aveva dato era di disagio, un disagio che mi portava quasi alla nausea. Non ho voluto però credere alle mie sensazioni e le ho dato il beneficio del dubbio... ma questo dubbio era immeritato purtroppo!
Infatti non è una brava persona, approfitta dei turisti ignari sparando cifre assurde, fa credere di essere quello che non è, circuisce e inganna chi cade nella sua rete, sparla di chi non l'apprezza facendo terra bruciata e isolando i malcapitati. 
Ecco, io non riesco a sopportarla per la sua strafottenza e il sorriso beffardo di chi mette nel sacco tutti... Questo allora cosa vorrebbe dire, che sono anche io così e per questo non la sopporto?

Ed ecco che dopo tante domande mi sono ricordata delle parole di Dhanly:
-Non è che tu sei come quelle persone che ti mettono a disagio, è solo che certi personaggi emettono vibrazioni che discostano dalle tue. Loro vibrano di energia diversa che stride a contatto con la tua... tutto qua!-
Ed è così! Io non sono un imbrogliona e non godo nello sfruttare i turisti, io non faccio credere ciò che non sono e non sparlo di tutti per creare conflitto... ecco perché non credo alla storia che chi abbiamo i fronte è il nostro specchio!

Siamo stati educati ad accettare tutto, a far buon viso a cattivo gioco, a salutare tutti perché è educazione, sorridere per non offendere e accettare la condotta di tutti perché  tanto loro sono così e noi non ci possiamo fare nulla...
Ecco... io non ci sto! Ha ragione Maestro Chen quando dice che sono solo chiacchiere... ed è anche vero che io non sono obbligata ad accettare tutto col sorriso. Sono anche  conscia anche del fatto che se uno crede a tutto quello che gli viene propinato senza chiedere spiegazioni senza cercare riscontro, sono solo problemi suoi... siam tutti cantastorie e sta a chi ascolta verificare la veridicità... se non lo fa non merita nemmeno la mia preoccupazione ma son così, e nonostante io sappia che devo smettere, mi faccio ancora dispiacere!

Ed ecco che ritorno al discorso principale: non voglio credere a quella immagine... non è vero che chi non sopporto è perché è simile a me... non c'è nulla di sbagliato in me... ci son molte cose da aggiustare per carità, ma non voglio assolutamente sentirmi sbagliata, così come non voglio che lo si senta chi legge una frase così! Accettare una frase simile toglie la consapevolezza e ci indirizza ad un analisi errata di noi stessi e il contrario non cambia il risultato finale; quello di  non farci comunque sentire noi stessi.

Sulla mia pagina Fb l'altro giorno ho scritto: "Chi possiede un’energia troppo lontana da quella media presente [...] prima o poi se ne allontana da solo, proprio perché non ce la fa a reggere quella vibrazione... (cit) "
Ma non è questione di energia migliore o peggiore, si tratta di diverse vibrazioni.  Se lasciamo che le energie dettino la scelta delle nostre amicizie quelle saranno quelle che ci fanno stare bene!Ed è proprio così... io ora seguo amici che suonano la mia stessa musica, ed è anche per lo stesso motivo che mi tengo ben alla larga da chi stride con me!




sabato 9 gennaio 2016

Qualcosa di ancestrale...

Oggi stavo facendo il bucato... E che ci vorrà mai, direte voi, metti i panni in lavatrice e dai l'ON.  Sì, potrei, e anche se la lavatrice è della Dolce Vipera, potrei usarla quando voglio... ma no, non lo faccio! Preferisco lavare a mano!
Tomo ogni giorno a chiedermi se vogliamo comprarla, ma io continuo a rispondere di no... non ho nulla da fare, posso benissimo lavare a mano!

Allora, torniamo a noi,  stavo dicendo che oggi facevo il bucato, e con i gomiti affondati nella bianca schiuma pensavo a quanto sia comunque bello tornare a fare ciò che ormai in tutti i paesi evoluti non si fa più! 
E mentre sbatacchiavo l'acqua con gusto pensavo, e pensando mi chiedevo il perché di questa passione quasi spirituale a questa faccende...
La risposta è arrivata quasi subito e mi ha portato a quel lontano giorno... quello del mio risveglio!
Qualcuno di voi la conosce già ma ho voglia di riscriverla, giusto per rivivere qual giorno.

Abitavamo già da una po' in quel della Repubblica Dominicana, nonostante il fatto che vivessi nel terzo mondo rimanevo comunque una donna emancipata (o così pensavo).
Venivo da un mondo dove l'apparenza contava, dove mi truccavo di tutto punto anche quando dovevo fare il turno 6-14 sul file di telai, dove guidavo una coupè rosso fiammante, dove vestivo in tailleur in qualsiasi occasione e dove le scarpe dovevano essere sempre coordinate alle borsa.
Ed ecco che  improvvisamente mi son trovata catapultata in mondo totalmente diverso, dove mancava tutto e sopratutto la corrente non sempre c'era e insieme a lei anche l'acqua essendo che le pompe funzionavano con l'elettricità.
Arrivò un giorno che causa pioggia fortissima saltò il trasformatore principale... questo ha significato tre settimane senza elettricità e senza acqua.
A quell'epoca una lavatrice l'avevo e la usavo molto volentieri, ma senza corrente non funzionava e sopratutto senza acqua c'era poco da fare! 

Un paio di giorni dopo:
-Tomo... io dovrei lavare un po' di vestiti...-
-Lasciali li... magari arriva corrente e lavi tutto assieme...-
I giorni passano ma nessun tecnico all'orizzonte...
-Tomo, i vestiti sporchi si ammucchiano... devo andare a lavarli...
-E dove vorresti lavarli se non c'è acqua?-
-Vado al fiume...-
-No, al fiume non vai... non siamo venuti qua per tornare indietro, porta pazienza e vedrai che arriva!-
Lascio passare ancora una giornata...
-Tomo, io vado al fiume!-
-Ma sai...-
-No, non lo so, so solo che i vestiti puzzano e io devo lavarli prima che prendano muffa... non c'è bisogno che vieni anche tu, basta che mi accompagni il fanciullo solo per portare i secchi giù, più vicino alla foce.-
Prendo i miei due secchi di panni sporchi, il Fanciullo ne prende un altro, sapone, spazzola e ci avviamo.
Arrivo al fiume e mi sposto più giù possibile, c'è un sacco di gente che si lava, loro non ci badano ma io preferisco lasciarli nella loro privacy...

Il fanciullo mi chiede se ho bisogno di una mano, ma rispondo che faccio da sola, impiegherei più a spiegare che farlo io! Allora ne approfitta per farsi un bagno!
Sono sul bordo del fiume, ma sono seduta in mezzo all'acqua, l'acqua mi passa vicina creando piccoli vortici. Prendo i primi capi, li bagno, li insapono per bene, li strofino e li metto da parte in attesa che il sapone faccia il suo lavoro, poi li riprendo e inizio a risciacquarli. Metto i capi saponati dentro all'acqua, i vortici si fanno di sapone e io guardo la schiuma andar via mischiandosi nell'acqua pulita dissolvendosi per poi scomparire. Il tutto ha un che di vecchio e di passato, anzi, qualcosa di ancestrale... Mi immergo in quel attimo e lo faccio mio, lo vivo e me lo gusto con avidità di chi non beve da una vita! Sono li e non so dove sono, probabilmente ipotizzata da quei vortici bianco sapone!

Ma ecco che tutto ad un tratto mi rendo conto, cioè io... IO donna emancipata, dove se non era truccata di tutto punto non usciva di casa, che se la tirava come una diva... io proprio io sono qua, seduta dentro un fiume a lavar mutande e magliette puzzolenti? Ma come ci sono arrivata, e quando ci sono arrivata?
La domanda invece di lasciarmi sconvolta come mi aspettavo mi lascia invece un senso di pace, una pace nuova. Realizzo in quel momento che tutta la mia vita era stata una recita a vantaggio di chi mi voleva così! Lavo i panni nel fiume e mentre il sapone se ne va nei vortici del fiume se ne va anche la donna che ero stata fino a qual momento! Il cambiamento era già in atto da tempo, ma ancora non me ne ero resa conto! 
Il cambiamento era in atto ma ci voleva un guasto elettrico per farmelo capire!

Quel giorno se n'è andata quella che ero e quel sapone faceva posto ad una nuova me. Una nuova Sara che probabilmente non ha mai smesso di cercare, di volere e di sperimentare! In fondo sono stata io a decidere di andare la prima volta in Brasile nel 2001, ancora io di ritornarci nel 2005 e sempre io di andare a Santo Domingo sei mesi dopo. E ancora io che dissi " ma ci vuoi ritornare davvero in Brasile? Sì? E allora andiamoci!"

Un giorno Dhanly mi disse che nella mia vita, anche da bambina, son sempre e comunque rimasta fedele a me stessa, anche con la maschera che mi ero fatta mettere, nel profondo io ero li e aspettavo solo di avere la forza di venire allo scoperto. 
I miei viaggi sono serviti a fare questo; portare allo scoperto la mia vera essenza... anche se io pensavo di scappare da qualcosa che non mi piaceva stavo semplicemente scappando da me stessa, ma se non mi fossi concessa la pazzia del mollo tutto, non sono sicura che ci sarei riuscita... o perlomeno non così in fretta!

Ecco perché amo ancora lavare a mano... probabilmente nel mio inconscio vengo portata là dove è stato l'inizio. L'inizio di questo periodo che io amo chiamare Vita!