Risvegli, quelli belli!

 


 Oggi stavo facendo il bucato. Sapete, quello a mano per i delicati che altrimenti si rovinano? Ecco, io amo farlo. Mi piace quando sto lì, con i gomiti affondati nella bianca schiuma. Credo sia bello tornare a fare ciò che in tutti i paesi evoluti non si fa più! Le lavatrici sono sempre più tecnologiche e, mentre loro avanzano in tecnologia, noi retrocediamo con essa.

E mentre sono lì che sbatacchio con gusto, penso. Pensando mi chiedo il perché di questa passione, in particolare quando sia nata. Oh sì, la risposta è arrivata subito e mi ha riportato a quel lontano e meraviglioso giorno... il giorno del mio risveglio.

Abitavamo già da un po' nella Repubblica Dominicana. Nonostante vivessi nel Terzo Mondo da quasi due anni, mi consideravo comunque una donna emancipata. (Seh, come no). Però ci sta, dai, dopotutto venivo da un mondo dove l'apparenza era tutto: trucco impeccabile, scarpe abbinate alla borsa e un’auto sportiva rosso fuoco che mi faceva sentire invincibile. Quella era la mia realtà, o almeno così credevo.

Poi un giorno decidiamo di cambiare vita e scegliere un posto totalmente diverso, lontano, dove nostro malgrado mancava tutto... ma proprio tutto tutto! A partire dall'elettricità, che c’era per meno della metà del tempo, e con essa anche l'acqua, dato che le pompe funzionavano con la corrente. 

Arrivò quel fatidico giorno: a causa di una pioggia fortissima saltò il trasformatore principale. Questo significò più di tre settimane senza elettricità e senza acqua! 

A quel tempo avevo la lavatrice e la usavo molto volentieri. Ma senza corrente non funzionava e senza acqua c’era poco da fare. 

Un paio di giorni dopo:  

— Tomo... io dovrei lavare un po' di vestiti...  

— Lasciali lì... magari arriva corrente e lavi tutto assieme...  

— Ok, aspettiamo...  

I giorni passano, ma nessun tecnico all'orizzonte.  

— Tomo, i vestiti sporchi si ammucchiano... devo andare a lavarli...  

— E dove vorresti lavarli se non c'è acqua?  

— Non è che ci sono altre alternative; vado al fiume...  

— No, al fiume non vai. Non siamo venuti qua per tornare indietro. Lavare al fiume! Ma te pensa! Nemmeno mia madre lo ha mai fatto e non lo farai nemmeno tu. Suvvia, porta pazienza e vedrai che la corrente arriva!  

— Ok, come vuoi!  

Passa ancora una giornata e il mio nervosismo cresce. Capisco la frustrazione di Tomo, da uomo evoluto quale è, ma a me interessa avere dei vestiti puliti. Così quel giorno decido.  

— Tomo, io vado al Río!  

— Ma sai...  

— No, non lo so. So solo che i vestiti puzzano e io devo lavarli prima che prendano muffa. Non c'è bisogno che vieni anche tu; basta che mi accompagni il Fanciullo, solo per portare i secchi più vicino alla foce... per favore...  

— Ok, fai come vuoi!  

Prendo i due secchi di panni sporchi e li metto davanti alla moto. Il Fanciullo ne prende un altro, ci butta dentro sapone e spazzola, lo mette sul sedile dietro di me, sale e ci avviamo.  

Arriviamo al fiume e ci spostiamo più in basso possibile. Nessuno ha l'acqua in casa e c’è tanta gente che si lava. Loro sono abituati a farlo in mezzo a tutti, ma io preferisco lasciar loro la privacy.  

(Dovete sapere che il Río de Los Patos è il fiume più corto al mondo. Nasce sotto la montagna, si getta in un laghetto e poi, a seconda di quanto è calmo il mare, sfocia dopo pochi metri. Nel nostro caso il mare era calmo e il Río serpeggiava lungo la costa per una sessantina di metri).  

Il Fanciullo mi chiede se ho bisogno di una mano, ma rispondo che faccio da sola: impiegherei più tempo a spiegare che a farlo direttamente. Lui ne approfitta per farsi un bagno!  

Mi metto sul bordo del fiume, ma sono seduta in mezzo all'acqua. Infatti, l'acqua mi passa vicina creando piccoli vortici. Prendo i primi capi, li bagno, insapono, li strofino e li metto da parte, lasciando che il sapone faccia il suo lavoro. Continuo finché tutti hanno avuto lo stesso trattamento. Poi, uno per uno, li risciacquo.  

Immergo una maglia insaponata nell'acqua e i vortici prima limpidi si fanno di sapone. Io guardo rapita la schiuma andar via, mischiarsi nell'acqua pulita, dissolversi e scomparire.  

Il Rio di Los Patos mi cullava con il suo scorrere tranquillo. L’acqua era gelida contro la mia pelle, il profumo del sapone si mescolava all’odore fresco del fiume e del mare vicino. I vortici che si formavano mentre risciacquavo i panni avevano una vita propria: ipnotici, misteriosi, quasi sacri. Mi sembrava di percepire un legame ancestrale con tutte le donne del passato che avevano fatto esattamente quel gesto, sedute accanto ad un fiume a lavare via il peso del mondo, un capo alla volta.

Quel gesto, quel mulinello e quel sapone che se ne va hanno un che di atavico... primordiale... anzi, la parola più consona è ancestrale. Mi immergo in quell'attimo e lo faccio mio. Lo vivo e lo bevo con avidità, come chi non si disseta da una vita. Sono lì e non so dove sono. Resto paralizzata nell'ipnosi di quei vortici bianco sapone. Mi trattengo e nello stesso attimo vado.  

Ecco, tutto ad un tratto arriva l'illuminazione: io... sì, proprio io! Donna emancipata, del Primo Mondo, dove uscire senza trucco è impensabile, che si comporta come una diva e disprezza tutto e tutti... io sono qui. Seduta dentro un fiume a lavare mutande e magliette maleodoranti. Ma... come ci sono arrivata? Quando ci sono arrivata?  

Pensavo che una domanda così rilevante mi avrebbe sconvolta, e invece no. Mi lascia una grandissima sensazione di quiete e pacifica armonia. Realizzo che tutta la mia vita è stata una grande commedia: maschera e copione cambiavano con ogni interlocutore. Lavando i panni nel fiume il sapone se ne va e con esso va via la donna che ero.  

Il cambiamento era già in atto da tempo, ma probabilmente non me ne ero ancora resa conto. La trasformazione era in atto, ma ci voleva un banale guasto elettrico per farmelo capire! Quel giorno se n'è andata quella che ero, lasciando germogliare una nuova me. Una nuova Sara, che probabilmente non ha mai smesso di cercare, volere e sperimentare!  

Da quel giorno, ho imparato che ogni trasformazione inizia nel momento più inaspettato. Quella donna emancipata che ero si è dissolta come la schiuma del sapone nel fiume, lasciando emergere una me più autentica, una me libera dalla commedia del passato. Oggi non temo più i cambiamenti, anzi li accolgo, perché so che ogni nuovo inizio può portarmi più vicina alla mia essenza. E quando lavo a mano, anche ora, mi sento connessa a quel momento: il battesimo della vera Vita.  

Ecco perché amo ancora lavare a mano. Probabilmente nel mio inconscio vengo riportata lì, dove tutto ha avuto inizio. L'inizio di questo periodo che io amo chiamare Vita!