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Ciaossara: il mio addio a Mara, amica di una vita

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  Un ricordo che non muore,  un’amicizia che resta. Mara è morta... oggi, e con lei se ne va l’ultima delle mie amiche... La mia Maruska! ♥️ Un’amica storica, o perlomeno la più duratura tra tutte le mie amicizie: vent’anni. L’ho conosciuta in Repubblica Dominicana. Eravamo al Rio, io e il mio Tomo, quando arriva Daniel, un amico in comune,che inizia a chiacchierare con noi. A un certo punto si gira verso due persone che stavano arrivando e ci dice: “Oh, vi faccio conoscere due belle persone.” Ci ha presentato la coppia e abbiamo iniziato a parlare. Abbiamo scoperto che erano lì per vedere se quel posto poteva diventare la loro prossima dimora. Non ricordo bene tutti i dettagli di come sia andata, ma sta di fatto che poi sono tornati, hanno comprato casa e hanno deciso di stabilirsi lì almeno nove mesi l’anno. Mara era una donna dolce, paziente, e anche un po’ fuori dal tempo. C’è una cosa che continua a farmi sorridere: quando le chiedevo “Che ore ...

Ekòs: il suono che risveglia l’anima

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Quando ho ascoltato Ekòs per la prima volta, non ho sentito solo musica. Ho sentito il battito della Terra, il respiro degli alberi, il richiamo di qualcosa che avevo dimenticato.   Ekòs non è solo un gruppo musicale: è un rituale sonoro, un viaggio che attraversa l’anima.   In questo articolo voglio raccontarvi chi sono, cosa trasmettono e perché ogni loro brano è un invito a sentirsi vivi. Ecco, ci sono musiche che si ascoltano. E poi c’è Ekòs, che si sente, nel profondo! Ekòs non è solo un progetto musicale: è un viaggio spirituale, un richiamo ancestrale, una danza silenziosa tra cielo e radici. Le loro composizioni fondono elettronica, strumenti tribali e vibrazioni naturali, creando paesaggi sonori che sembrano provenire da un tempo sospeso tra sogno e memoria. Ogni brano è un rituale. I flauti sussurrano storie dimenticate, i tamburi battono come cuori selvaggi, i sintetizzatori avvolgono come nebbie sacre. Ascoltarli per me è come camminare scalzi in una fore...

Non siamo scemi. Siamo peggio. E forse anche meglio...

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  Idee nate in un giorno di pioggia, quando il cielo non si vede... ma c'è! C’è una cosa che mi frulla in testa da tempo: è ufficiale:  siamo un branco di idioti . Non lo dico per provocare. Lo dico perché lo vedo, lo sento, lo vivo. E ogni tanto mi chiedo: ma davvero c’è gente che crede ciecamente a tutto quello che politici, guru, influencer e giornalisti e Lercio  ci raccontano? Davvero nessuno si ferma a pensare, a dubitare, a dire “mi sa che ci stanno prendendo in giro” ? Un po' come come quel tizio in Don't Look Up , che alza gli occhi al cielo e dice la frase più vera del film. Ecco, io sono quel tizio. Solo che non ho la barba. Ed io l'avrei fatto ancora prima altro che ascoltare la presidente di turno! 🎪 Il circo dell’assurdità umana Si costruiscono muri per sentirsi al sicuro, e poi ci si lamenta di essere soli. Si tagliano alberi per stampare volantini che dicono “salviamo la natura”. Si scrivono poesie d’amore e ci si ...

Forse che sì, forse che no: civiltà, desideri e rivoluzioni

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Cosa ho visto davvero, oltre i confini della nostra civiltà... L’altro giorno leggevo su un blog dove si parlava di quello che succede nel mondo arabo.   Ho dato la mia opinione, e la risposta ricevuta mi ha dato lo spunto per questo pensiero. La risposta parlava di civiltà.   Nello specifico della nostra civiltà: quella che impone regole, quella che ha portato malessere… e forse proprio quella da evitare. Io, nelle mie esperienze di vita, ho visto e toccato con mano questi popoli — specialmente in Repubblica Dominicana.   Non ci sono stata come turista eco-solidale, ma ho vissuto quasi due anni in full immersion nella loro cultura.   E questo mi ha dato modo di vedere e capire dove la nostra civiltà ha fatto danni. Forse è vero che il ragazzo dominicano, che vede la TV del consumismo dove la trasmissione più seria è una telenovela e non sa dove sia messo nel mondo, alla fine diventa succube di un desiderio che non porta a nulla… ...

Vivere dentro la foresta: la mia Vita nella Reserva Ibirapitanga

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Entrata della riserva,  la porta sul mio paradiso!  Ne ho parlato più volte ma non ho mai approfondito. Da due anni vivo nella Reserva Ibirapitanga , a Santa Isabel, e ogni giorno mi sveglio con il suono dei tucani, il volo dei colibrì e il silenzio potente della foresta. Ma c'è anche la possibilità che dei pappagalli inizino prestissimo a zampettare sulla canale e rancontarsela alla grande! Questo vuol dire che il mondo si sveglia quando il mondo vuole! Perciò posso proprio dirlo, qua non si vive vicino alla natura, si vive dentro di essa! La riserva è un progetto unico , nato oltre vent’anni fa, che ha preservato 5 milioni di metri quadrati di foresta atlantica vergine . La Mata Atlantica. Ma non è solo la grandezza a renderla speciale. È il rispetto e soprattutto la cura. Inizio col dire che abbiamo un vivaio interno, gestito da tre persone meravigliose, dove coltivano alberi e fiori nativi che ha come scopo di offrire  gratuitamente ai residenti per i ...

Araldi del Vangelo

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  Un incontro inatteso: le Araldi del Vangelo Sabato ero alla Prima Comunione del figlio della compagna di mio figlio. La chiesa era piena di bambini emozionati, genitori e parenti vestiti in modo sobrio e rispettoso. Una cerimonia semplice, intensa, emozionante! Ma a fine celebrazione, in mezzo alla folla, il mio sguardo è stato catturato da due figure insolite. Due ragazze, vestite in modo molto particolare: tuniche lunghe color terra, stivali perfettamente lucidi, una crocchia severa e impeccabile. La loro postura era composta, quasi regale. Quando si sono girate, ho notato sul petto un giglio bianco e rosso. Un simbolo che mi ha colpito profondamente. C’era qualcosa nella loro presenza che irradiava serenità. Un’aura luminosa, silenziosa, che le distingueva da tutto il resto, ne sono rimasta affascinata! Io, che sono una persona curiosa, ho subito chiesto chi fossero. Mi hanno detto che erano Araldi del Vangelo . Ma chi sono gli Araldi del Vangelo? Tornata a casa, n...

Dentro di me già ci sono.

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  Riflessioni su quella strana difficoltà di mettersi in primo piano. C’è chi ha bisogno di dire “io” per esistere. Io, invece, faccio fatica a mettermi in primo piano, da sempre!  Ma non perché non mi veda,  perché dentro di me, ci sono già. Non ho bisogno di occupare spazio per sentirmi viva. Non ho bisogno di raccontarmi a voce alta per sapere chi sono. Eppure, ogni tanto, mi chiedo: perché mi viene così difficile dire “io” davanti agli altri? Forse perché per anni, troppi, ho imparato a non disturbare, a fare la brava bimba, a non chiedere troppo, a non brillare troppo. Forse perché ho visto che chi si mette davanti, spesso viene giudicato. Forse perché ho capito che la vera forza non ha bisogno di palco. Eppure, scrivere è un modo per uscire dal silenzio senza urlare. È un modo per dire “ci sono” senza invadere. È un modo per mettere me stessa al centro, ma con grazia. Ieri ero a messa per la prima comunione del figlio...