Araldi del Vangelo

 

Un incontro inatteso: le Araldi del Vangelo



Sabato ero alla Prima Comunione del figlio della compagna di mio figlio. La chiesa era piena di bambini emozionati, genitori e parenti vestiti in modo sobrio e rispettoso. Una cerimonia semplice, intensa, emozionante!

Ma a fine celebrazione, in mezzo alla folla, il mio sguardo è stato catturato da due figure insolite. Due ragazze, vestite in modo molto particolare: tuniche lunghe color terra, stivali perfettamente lucidi, una crocchia severa e impeccabile. La loro postura era composta, quasi regale. Quando si sono girate, ho notato sul petto un giglio bianco e rosso. Un simbolo che mi ha colpito profondamente.

C’era qualcosa nella loro presenza che irradiava serenità. Un’aura luminosa, silenziosa, che le distingueva da tutto il resto, ne sono rimasta affascinata! Io, che sono una persona curiosa, ho subito chiesto chi fossero. Mi hanno detto che erano Araldi del Vangelo.

Ma chi sono gli Araldi del Vangelo?

Tornata a casa, non riuscendo a togliermele dalla testa, ho fatto una ricerca. 

Gli Araldi del Vangelo (Arautos do Evangelho) sono un’associazione cattolica nata in Brasile, riconosciuta ufficialmente dal Vaticano nel 2001. Sono presenti in oltre 50 paesi e si dedicano all’evangelizzazione attraverso la bellezza, la liturgia e la musica sacra.

Il loro abbigliamento cerimoniale è inconfondibile: tuniche lunghe, catene, rosari pendenti, stivali lucidi e il giglio rosso di Firenze sul petto — simbolo di purezza, nobiltà e missione spirituale. Ogni dettaglio è curato con precisione, perché per loro l’ordine esteriore riflette l’armonia interiore.

Una vocazione visibile

Le ragazze che fanno parte degli Araldi vivono una vita di preghiera, studio e servizio. Non sono suore nel senso canonico, ma laiche consacrate, che scelgono di vivere secondo i valori del Vangelo, spesso attraverso una consacrazione mariana.

La loro presenza nelle celebrazioni religiose non passa inosservata. E non è solo questione di abiti: è il modo in cui li abitano. La postura, il silenzio, lo sguardo sereno — tutto comunica una spiritualità profonda, che affascina e invita alla riflessione.

Un momento che resta

Quel breve incontro mi ha lasciato qualcosa. Una domanda, una curiosità, forse anche un desiderio di capire meglio cosa significhi vivere con tanta grazia e dedizione. E forse, nel cuore di quella cerimonia, è stato proprio questo il messaggio più forte: che la fede può essere anche bellezza, presenza e luce.

E pur essendo buddista, mi lascio sempre toccare dalla forza silenziosa che alcune persone trasmettono attraverso la loro fede. È come se, al di là delle differenze religiose, ci fosse un linguaggio universale fatto di bellezza, devozione e presenza. E in quel momento, anche il mio cuore si inchina... ✨