In viaggio con me [6° Parte]


In Viaggio con me è un viaggio introspettivo, perciò Vi chiedo una cosa sola: non pretendo che mi crediate, voglio soltanto che lo prendiate in considerazione. Per fare questo però ci va mente e cuore aperti.
Perciò se la cosa non vi interessa e vi fa sentire a disagio, per favore, chiudete la pagina e cercate qualcosa che Vi sia più affine.

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Tutto bello, per i primi giorni dopo quell'evento vivo alla grande e mi cullo in quel benessere. Poi però la realtà bussa e io devo farci i conti. Non è che una seduta da una macumbeira cambierà il mio modus operandi. Se dobbiamo dirla tutta, anche dopo anni ci casco ancora!

E niente, bisogna partire e tornare in Italia. Cerco di raccontarmela, vado a cercare tutti i lati buoni che posso ma convinco solo la mia mente, il cuore resta in quel paese così maestoso e tanto bello.
Anche il Fanciullo è triste. In Brasile si trovava bene, era in un ottima scuola e si era fatto un sacco di amici. Certo l'opzione di rimenare era stata presa in considerazione ma senza permesso di soggiorno non ce la siamo sentita.

Italia

Il ritorno in patria è ai primi di dicembre del 2002.  Fa un freddo becco e la nostra casa non è più così come me la ricordavo, probabilmente è perché l'avevamo spogliata di noi e quel noi è rimasto in Brasile.
Tomo ci raggiunge per Natale. Le feste in famiglia aiutano a mitigare la saudade ma è davvero uno schifo! Adesso piango perché mi mancano le mie amiche e le giornate passate con loro.
Inizio a capire che c'è qualcosa che non quadra nel mio modo di fare. Piango per ciò che lascio e non mi godo mai il momento. Ma quella è una grande lezione. Finalmente ho imparato a godermi di più i momenti evitando i continui rimpianti. Imparo a godermi i giorni belli e pazientare in quelli tristi.
Poi diciamo che la location non aiuta; Biella è una città che trovo triste e cupa e la stagione fredda, umida e cupa, il che non rende le cose più facili.

E così arriva il nuovo anno.

Troviamo entrambi un lavoro e il Fanciullo torna a scuola. Ma non saranno anni facili, anzi.
Come sempre, delle esperienze non ci faccio nulla, le vivo e poi le dimentico. Ripenso a quel giorno ma la sensazione poco alla volta se ne va lasciandomi quel vuoto con quale ho imparato a convivere. Rimango la donna materiale che ero prima del mio trasferimento, sempre presa ad apparire e incaponita a dimostrare il mio valore. Ho cercato i vecchi amici ma non trovo più le vecchie affinità.
Il fatto è che non sono più quella donna e ora non mi sento più ne carne ne pesce.
Vorrei tornare a quella che ero prima della partenza, ma l'idea mi fa venire la nausea. Nel contempo vorrei essere la donna nuova che sono destinata a diventare ma non so da che parte iniziare.
Cerco confronti, ma chiunque parli della mia esperienza mi sento solo dire che sono solo sciocchezze partorite dalla mia mente malata. Inizio a crederci anche io, così smetto di raccontare e... dimentico!
Infatti di quei tre anni non ricordo quasi nulla, se non la sensazione di grande... sospensione.

Poi però a maggio del 2005 tutto cambia.
Il fanciullo ormai non vuole più andare a scuola, ha davvero un'avversione per il sistema scolastico del posto, continua a paragonare questa scuola a quella lasciata. Quando si viveva in Arujà andava in questa scuola con programmi didattici pari alle nostre università. Programmi interattivi, sale di scienza con microscopi e altre cose all'avanguardia! Professori motivati e alunni spronati a dare il meglio. Capisco benissimo la frustrazione. É in piena depressione  e iniziamo a preoccuparci, anche se anche noi non siamo di meno. 

Si riparte

Così arriva quel giorno. Io e Tomo siamo al supermercato, è  nuovo e ci divertiamo a scoprire nuovi reparti. Capitiamo ad un'intera corsia che vende prodotti dal mondo. Vuoi che il Brasile manchi? Lì in bella mostra vediamo i sacchetti di farofa, le bottiglie di guaranà,confezioni di preparato per il Pao de queso e lattine di Fagiao preto. Guardo Tomo e vedo che i suoi occhi si fanno tristi.
-Che c'è...-
-C'è che mi manca molto il Brasile...-
-Vorresti tornarci?-
-Magari...-
-Cosa ce lo impedisce scusa?-
-Davvero torneresti là?-
-Sì, se questo ci rende felici...-
-Davvero? Ok allora...-
-Bene, e così sia!

Ci prendiamo qualche giorno per decidere e ci rendiamo conto che tutti e tre siamo stanchi di vivere una vita non più nostra. Così vendiamo il vendibile e decidiamo di tornare in Brasile.
La vendita non frutterà tanto visto che sulla casa gravava un mutuo, ma siamo decisi a questo ulteriore salto nel buio. Nonostante quasi tutti ci dicano che stiamo facendo la più grande cazzata mai concepita, noi la facciamo lo stesso.

E così torneremo in Brasile a fine di maggio del 2005.
Io e il Fanciullo ci fermiamo un paio di mesi da Esmeralda nell'attesa di trovare una alloggio, Tomo ci raggiunge due mesi dopo, quando ho trovato casa.
Ma anche questa volta troviamo l'ostacolo del permesso di soggiorno. Ci avevano informati male, e così entusiasti di partire, non abbiamo verificato le veridicità della situazione.

Caso vuole che una cara amica di mio padre mi dice che in Repubblica Dominicana, conosciuta da tutti come Santo Domingo, c'è un italiano, una brava persona che cerca aiuto per la sua attività. L'amica è molto vicino alla mia famiglia e mi garantisce che è tutto vero e ci consiglia di accettare.
Ok, ci andiamo!
 
Repubblica Dominicana
 
Arriviamo a Los Patos di Barahona a fine novembre.
Non ci va molto a scoprire che è tutto un bluff. Sono arrivata da qualche ora e ho già capito l'antifona. É un imbroglione di prima categoria, il tipico italiano all'estero che si approfitta della bontà dei suoi amici. Infatti  anche l'amica di famiglia è caduta nel raggiro di questo personaggio. (Quella brutta storia  l'ho scritta qua )
Scoperto l'inganno ci allontaneremo da questo losco figuro e decidiamo comunque di rimanere. L'affitto che riceviamo per il piccolo appartamento in Italia ci permetterà di vivere li per due anni.
Sarà proprio in un posto remoto come è Los Patos che  succederà qualcosa di profondo. Quell’esperienza farà da collegamento con ciò che è successo in Brasile. Dopo questo, inizio a ripensare a quel lontano giorno in cui ho incontrato Donna Maria. La consapevolezza si fa strada dentro di me. Non dico che sia stata una vera e propria illuminazione, (non letteralmente)  ma di sicuro cambierà  la mia vita visto che da quel momento il pensiero si sta insinuando.

Certo, come sempre io devo portare le mie esperienze al limite per capirle, ma tant'è, per me è così che funziona!

Continua...