venerdì 3 agosto 2018

Una nuova solitudine...

Un mese... è ormai passato un mese da quando il compagno della mia vita, il mio Tomo, è rimasto bloccato all'estero per un assurdo caso di omonimia. Ma non è di questo di voglio parlare... ma di quello che questa assurda situazione  mi ha lasciato dentro!

I sentimenti che ho provato sono stati tanti e per molti versi devastanti; la rabbia, l'incredulità, lo sconforto, il panico, l'ansia, l'indignazione e la frustrazione. Ma la peggiore è stata la solitudine.
Non quel tipo di solitudine che qualche pagina riporta nel web: La solitudine è indipendenza: l'avevo desiderata e me l'ero conquistata in tanti anni. Era fredda, questo sì, ma era anche silenziosa, meravigliosamente silenziosa e grande come lo spazio freddo e silente nel quale girano gli astri, no, si è trattato di qualcosa di più profondo e molto più doloroso.
Non perché io fossi sola, ma perché proprio in mezzo alla gente non potevo esprimere i miei sentimenti. Non ho potuto raccontarlo a nessuno, ho mentito a chi mi chiedeva come stavo e cercavo di stare calma quando dentro di me sentivo che stavo andando a pezzi.
Sono arrivata a sminuire la gravità della situazione perché nessuno avrebbe capito ciò che provavo e gli sguardi di biasimo mal li sopporto. Ho pianto di nascosto per non far impensierire e ho urlato in silenzio per lo stesso motivo.

E mi sono resa conto che nella mia vita ho sempre parlato dei miei sentimenti con il mio migliore amico ma questa volta non ho potuto farlo perché lui... beh, lui stava peggio di me!
Como potevo piangere per il fatto che mi lui mancava quando lui era ancora più solo e ancor più lontano da casa? Come potevo arrabbiarmi della situazione quando era lui che la stava vivendo in prima persona? Come potevo lamentarmi dei giorni senza risposte se nemmeno lui le aveva? Come potevo incavolarmi dell'impotenza se lui stesso la stava vivendo dentro di se?

In questi giorni appena passati sono diventata monotematica, proprio perché il pensiero era solo quello e non riuscivo a pensare ad altro. Avrei voluto urlare tutto ciò che provavo al mondo ma invece no; non potevo parlarne, anche solo per evitare inutili polemiche, per non dover dare continuamente spiegazioni ma sopratutto il mio silenzio è stato  per non tediare il mondo, gli altri hanno i loro problemi... come potevo caricarli con i miei? Senza dimenticare la situazione era così delicata che non aveva bisogno di interferenza alcuna.
Ma forse la sofferenza maggiore è solo per il semplice fatto che io ho sempre usato la comunicazione per gestire ciò che in passato mi ha afflitto e non poterlo fare ha avuto su di me l'effetto di una lenta e inesorabile implosione.


La solitudine... e pensare che credevo di sapere di cosa si trattasse, ma non è così. Giorni fa sulla mia pagina Fb ho scritto che l'unico modo per capirlo è passarci, ed è così, come in tutte le cose. Così ho capito che anche questa cosa avrei dovuto viverla come volevo senza dover dare nessuna spiegazione.
E' certamente un sentimento che apprezzerò, ora che tutto è finito, e ce se va come sempre capirò la lezione col tempo, perché so che anche dietro a questa grande esperienza c'è una grandissima lezione.

Ma ora vado... il mio Tomo mi aspetta in aeroporto!