Ultimamente ne sento parlare molto, la leggo nei blog che seguo e nelle persone che incontro; tutte con la loro personale richiesta.
L'altro giorno incontro una persona che non vedevo da tempo. Già all'epoca era una persona estremamente infelice e speravo che stesse meglio. Tra tante lamentele mi ha colpito che ritenesse la felicità un diritto di nascita, un po' come lo è la regina. ( E qua ci andrebbe un discorso a parte!)
-Ma io merito di essere felice, con tutto quello che ho passato mi merito un po' di felicità-
-Ho sopportato il duro lavoro, i maltrattamenti e abusi... non dovrebbe essere tempo di essere felice?-
-Con tutto quello che ho fatto per gli altri, non mi merito la felicità?-
No, non è così che funziona! Non basta essere stati maltrattati dalla vita che, in automatico si diventa felici. Certo, sarebbe bello, ma non è così. Infatti il concetto buddhista del "merito" è strettamente legato alla nozione di karma. Il merito si riferisce al comportamento corretto e l'insieme di qualità positive nella nostra mente. Rappresenta le potenzialità benefiche che, nel corso del tempo, si sviluppano e si manifestano come una sensazione di felicità in varie circostanze.
Questa felicità non è qualcosa che ci viene assegnato come una ricompensa per aver agito bene, né può essere donata da altri. Piuttosto, è il risultato naturale che deriva dall'agire, parlare e pensare in modo costruttivo, privo di rabbia, attaccamento, avidità o ingenuità.
Riassunto in un'unica frase; la felicità bisogna guadagnarsela...