venerdì 1 febbraio 2019

Come tutto cambia.



Ed ecco che tutto prende un'alta luce.
O forse il tutto prende un'altra direzione.

Martedì stavo passeggiando con la mia bici che ad un tratto un pullman di quelli doppi e belli lunghi accosta per fare la sua fermata. L'autista non mi vede (?) e mi stringe, mi stringe e mi stringe... finché mi batte contro e io cado. Sono alla fine del pullman, per fortuna, quando cado rovinosamente in mezzo alla strada. Sinceramente il mio pensiero erano la ruote, in quei lunghissimi secondi ho pensato che potevo davvero finirci in mezzo e invece mentre mentalmente dicevo cazzocazzocazzocazzo il pullman finiva e io rimanevo libera di cadere.

Non è stato un incidente grave, non ho visto angeli o la mia vita passarmi davanti, nulla di tutto ciò, ma quello che ricordo, oltre uno fottuto spavento era la situazione surreale che si stava creando. Sono a terra e guardo il pullman che non raccoglie le persone; si ferma, ma appena si rende conto che sono a terra, riparte. Un ragazzo che sta prendendo la sua corsa mi guarda indeciso se aiutarmi o meno ma opta per venire da me. Mi da la mano e sorreggendomi mi accompagna sul ciglio della strada, si assicura che io stia bene, due donne (anche loro lasciate senza la loro corsa) mi parlano concitate in arabo ma io non capisco nulla.
Arriva il titolare della lavanderia lì di fronte con una bottiglia di acqua e qualcuno mi aiuta a bere perché tremo troppo per farlo da sola. Mi chiedono se sto bene, o almeno credo, sono tutti arrabbiati con il loro stesso popolo e sento anche qualche parolaccia in italiano. Ma io non voglio che si insultino, l'imbecille è stato l'autista del mezzo, mica il popolo tunisino.

E io son li, sola, non capisco cosa devo fare, non riesco a comunicare e tutti si agitano intorno a me.
Poi arriva il titolare di un bar con un'altra bottiglia, capisce la mia difficoltà nel capire e allora mi parla in inglese. Mi chiede se non c'è nessuno che possono chiamare, se ho amici che possono venire. Rispondo che no, qua, non c'è nessuno e che mio marito è a Tunisi ma voglio chiamarlo io. Ci provo e  con non poche difficoltà riesco a rintraccialo. Gli dico che non mi son fatta nulla di grava e di stare pure li.
Il ragazzo insiste che dovrei chiamare la polizia per denunciare, io mi chiedo se possa servire e lui dice che sì, serve per me, per loro e per tutti. Io so già che nessuno si presenterà ma lo lascio fare.
Un'altro pullman arriva e la gente che aveva perso la corsa precedente sale e se ne va.
Io ora rimango davvero sola.

Sono seduta su quel muretto e il dolore inizia ad arrivare; il ginocchio si gonfia e la botta all'anca inizia a farsi sentire. Il dolore alla spalla, quello arriverà in nottata.
Sì, sono seduta su quel muretto, ho freddo, sono dolorante e aspetto. Aspetto solo per rispetto di chi ha chiamato e forse anche perché le gambe non sono ancora del tutto stabili.
Il ragazzo del bar torna al suo lavoro, il signore della lavanderia ha clienti e le donne, dopo essersi assicurate di nuovo che io stessi bene e dopo avermi dato tutte le benedizione del caso,  prendono un taxi e se ne vanno anche loro.

Ma la cosa che ricordo in assoluto di più è la totale e completa solitudine! Sono totalmente sola in un continente dove non conosco nessuno e non capisco una sola parola, ma invece di sentirmi smarrita... mi sento stranamente libera! Mi guardo attorno e mi rendo conto solo in quel momento di quanto io sia davvero libera... solo libera e soprattutto forte!

La polizia non arriva e io ho solo voglia di andare a casa. Saluto il signore della lavanderia e restituisco la bottiglia, ringrazio, dico che vado a casa perché non ha senso rimanere ad aspettare qualcuno che non verrà e con la mia bicicletta, anche lei ammaccata come me vado. Cammino appoggiandomi a lei, e con calma e lentezza mi avvio verso casa.

Non sono per niente arrabbiata, anzi, mi sento grata di questa piccola ma (per me) grande, grandissima prova. Non ho provato panico, rabbia o disappunto, ho solo sentito questa grande forza entrare in me, forza che molti mi hanno sempre attribuito ma dove io probabilmente non avevo mai interiorizzato.
Non ho detto niente a nessuno, sul momento non avevo voglia di attirare troppa attenzione, anche perché non si sa mai come uno legge ed essendo lontana non aveva senso mettere in allarme chi mi vuol bene.

Ma ora, mentre stavo seduta sul mio divano, mi è venuta quella irrefrenabile voglia di scrive le sensazioni che questa vicenda mi la lasciato... E' ancora tutto molto strano e forse ancora non lo riconosco ciò che sto sentendo, ma è una sensazione che sa di buono... di appagamento e di grande ricchezza!

Un abbraccio a tutti e... che la forza sia con Voi! 😉



Credit immanine https://goo.gl/K2aVRR

10 commenti:

  1. Eh sì... sei davvero forte ragazza mia... io dopo quell'esperienza mi sarei sentita veramente sola e soprattutto afflitta e delusa! Il menefreghismo dell'essere umano mi fa sempre un gran brutto effetto, e non mi passa..... anzi aumenta sempre più con il tempo che passa.
    Tu Sara hai coraggio e ottimismo da vendere! Continui ad avere fiducia nell'essere umano... io lì mi sono arresa già da tempo...
    Ti abbraccio forte forte!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho fiducia nell'essere umano perché mi ha dato dimostrazione che questa fiducia è ben riposta. Nei miei confronti i tunisini son stati tanto gentili, e mi son stati vicini finché ne ho avuto bisogno.
      Sai Betty, io da questa esperienza ne ho tratto un grandissimo insegnamento; che l'universo ci da quello che ci serve, non quello che crediamo di volere. Infatti io ho avuto soccorso e attenzione, e visto che non ero ne sanguinante ne inferma ognuno ha ripreso la sua vita e io ho ripreso la mia.

      La mia gratitudine va al fatto che per quanto io sia sola, non lo sono nel senso stretto della parola. Posso essere qua senza parenti o senza amici, ma qualcuno in mio soccorso c'è stato finché io non ho più avuto bisogno, non trovi delle bellezza in tutto ciò? Beh, io ci ho trovato... il Tutto!
      Ti abbraccio forte anche io cara dolce Donna!
      Un bacio!

      Elimina
    2. Altrochè se c'è bellezza nella carità che hai ricevuto... ci mancherebbe! Per fortuna esistono ancora persone in grado di fare la differenza... solo che... non incrociano mai il mio cammino. :-)

      Elimina
  2. Cara Sara, sembra una storia inventata, ma sapendo che tutto queste è veramente accaduto, devo dirti fortunata!
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì... poteva andare peggio ma è andata proprio come doveva!
      Grazie caro Tomaso!! ❤

      Elimina
  3. Mi dispiace cara Betty... conoscendo il tuo trascorso, essere soli non deve essere stato facile... anzi!
    Voglio pensare che ci sarà un angelo nascosto in un angolo pronto ad intervenire nel momento che ci sarà davvero bisogno! Magari fino ad ora non è intervenuto perché pensa che Tu sia sufficentemente forte! 😉
    Un bacio! ❤

    RispondiElimina
  4. Sara mi spiace per l'accaduto, meno male che stai bene ma come racconti tu nonn racconta nessun altro ,ciao grande donna cresce swempre di piu la voglia di conoscerti, intanto ti abbraccio forte.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Marilena sempre molto gentile! Conoscerci? Ma certo, la prossima volta che vengo da quelle parti vedremo di organizzare un pranzo!!
      Un abbraccio stretto!! ❤

      Elimina

Non sentirti obbligat* a lasciare un commento, non è questo lo scopo del mio blog.
Il do ut des mi è completamente estraneo.
In ogni modo grazie per il tuo passaggio! 💟