Daje oh, pure l’uccelli c’hanno le loro storie der quartiere…


La vita segreta 

degli uccelli sotto casa


L’altra sera ero a letto e stavo cercando di addormentarmi. La stanza era immersa nel silenzio, solo il respiro regolare della notte. A un certo punto, però, ho sentito una gran caciara fuori dalla finestra: un frastuono che rompeva la quiete. Erano sempre quei due uccelli che se la stavano raccontando.

Mi sono affacciata e ho visto proprio due uccelli che stavano chiacchierando: uno, in particolare, non ha fatto che strepitare addosso all’altro. L’altro, a un certo momento, si è spostato e sotto ai suoi piedi ho scorto un piccolino che si nascondeva sotto la pancia della mamma. Era talmente minuscolo che quasi non l’avevo visto… un vero “pio pio”!

Mi sono fermata a guardarli e, dall’impeto che aveva il maschio, ho immaginato una conversazione:

  • Lui: “Aò, ma dimme un po’, sto piccoletto doveva cascà dar nido? Nun sta mai fermo! E quante vorte je l’ho detto: ‘Guarda che cadi, guarda che se cadi nun te raccolgo!’ Mannaggia a te… daje, che me fai uscì de testa!”
  • Lei: “Ma sta’ bono, è piccolino… che ce voi fa’? Lo sai che è curioso, c’ha fretta de volà… porta pazienza!”
  • Lui: “Pazienza? Annamo bene! Je darei ‘na strillata che se ricorda pe’ tutta la vita, che te possino! Nun se regge più, è ‘na piaga!”

A un certo punto, però, si sono girati tutti e due insieme… hanno spiccato il volo e, gracchiando, sono corsi incontro a un cane. Lo hanno assaltato proprio, cercando di distrarlo per fare in modo che non guardasse il loro piccolino.

  • Lui: “Vedi che succede? Se stava ar nido nun correvamo sto rischio! Ma lui no, lui fa sempre come je pare, mettendo in pericolo noi e lui! Me fa uscì de capoccia!”
  • Lei: “Ancora co’ sta storia! Nun l’ha fatto apposta, te l’ho detto: è piccoletto e curioso! Aò, smettila de brontolà!”

Non so per quale esatto motivo la mamma si è spostata in mezzo alla strada così come il suo piccolino. Già immaginavo che se fosse passata una macchina non li avrebbe visti. Ed ecco che vedo dei fari in lontananza, la ronda notturna. Quando la macchina arriva la mamma scappa e lascia il “pio pio” da solo in mezzo alla strada. E lì senti il papà che inizia a gracchiare un’altra volta:

  • Lui: “Aò! Ma che stai a fa’? Nun vedi che hai lasciato er pupo in mezzo alla strada? Oh Signore mio, mo’ arriva l’umano che nun lo vede e lo investe!”
  • Lei: “E che dovevo fa’, rimane’ in mezzo alla strada? Perché nun ce sei andato tu? Sei sempre bono solo a fa’ casino, ma mai ‘na vorta che te muovi!”

Per fortuna la guardia ha visto il “pio pio” in mezzo alla strada, si è fermata, ha sterzato ed è andata avanti!

  • Lui: “Oh, menomale che l’umano l’ha visto, che Dio te benedica Moro!”

C’è da dire che il papà era davvero incazzato! La scena si è ripetuta quando il cane è tornato indietro: hanno puntato la povera bestia e hanno ricominciato a gracchiare contro. Poi, quando il cane si è allontanato, la famigliola, che sembrava essersi calmata, ha zampettato su per la collina… e io non li ho visti più.

“Daje oh, pure l’uccelli c’hanno le loro storie der quartiere… manco la notte ce lasciano in pace! Che glie possino… ma quanto so’ teneri!”

Traccie nel tempo

La colazione è servita! (Curiosità)

Dopo tre mesi torno in Croazia... ultima parte, la conclusione!

Quando si dice che una virgola ti salva la vita...