In Viaggio con me [13°Parte]

 

In Viaggio con me è un viaggio introspettivo, perciò Vi chiedo una cosa sola: non pretendo che mi crediate, voglio soltanto che lo prendiate in considerazione. Per fare questo però ci va mente e cuore aperti.
Perciò se la cosa non vi interessa e vi fa sentire a disagio, per favore, chiudete la pagina e cercate qualcosa che Vi sia più affine.

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Dopo più di un ora di chiacchierata telefonica con la mia amica, vado nella mia stanza e decido di fare una meditazione come si deve, ne ho davvero bisogno! Metto della musica e mi accomodo nella solita posizione.
Bene, e adesso da che parte inizio? Immagino di dover tornare in qualche punto del mio passato, è  fondamentale ormai ritrovare ciò che ho perso.

Non mi resta che lasciare fluire e stare a vedere...
Inizio questa meditazione con l'archetipo della croce e faccio il pieno di energia. Questa volta, in un attimo sono connessa. Ma so che non posso farcela da sola e così chiedo aiuto al Maestro, Sue-Lang, Lho-Thy e Danly che sono le guide del Samgha.


Eccomi, ci sono...
Sono ancora in riva a lago e volgo lo sguardo verso la montagna, ma questa volta c'è qualcosa di diverso; sento un'altra energia, infatti muovo incerta dei passi, mi avvio e inizio ad inerpicarmi su sentieri che già conosco.
Entro in un bosco, gli alberi sono fitti  ma la luce del sole riesce a penetrare il fogliame. Il sentiero che sto seguendo è ben delineato, una piccola striscia di terra ma ben visibile. Adesso però sono un uomo, ho i capelli lungi e la barba. Ho un copricapo di stoffa, tipo turbante con della stoffa, sotto, a mo' di velo. Vesto un casacca e mantello e dei pantaloni di tela, al mio fianco pende un coltello. Ai piedi ho dei calzari di legno con un intreccio di cuoio. Cammino spedito e senza fatica su per il sentiero in salita. Ad un tratto il terreno si fa pianeggiante e tra gli alberi vedo una radura.
È un piccolo altipiano, piante non ci sono più e c'è tanta sabbia. Vedo basse capanne fatte di rami e stoffa grezza. Le porte sono coperte da tappeti, per entrarci bisognosa sicuramente piegarsi, le case sono prive di finestre. 

Il villaggio è piccolo e sembra non ci viva nessuno nonostante il fuoco sia acceso. Non ci sono animali, non ci sono ne donne ne bambini e non si sente nessun rumore.
Sento del movimento dietro di me, mi giro e vedo le Guide che col Maestro si avvicinano, taccio perché dal loro sguardo capisco che il villaggio non è disabitato. Da dentro al bosco vedo sbucare degli uomini, si avvicinano brandendo delle spade. Dal mio fianco afferro la mia katana, inizio a brandirla e mentre gli uomini ci raggiungano io inizio a distruggere il fuoco.
Maestro Chen inizia a combattere. Lo raggiungo e inizio a combattere con lui. Non ho paura e sono determinato a difendermi. Sono forte ed a ogni fendente le teste vengono decapitate, a chiunque mi capiti di fronte, infilzo cuore e stomaco senza nessuna pietà. Siamo in cinque, ci mettiamo schiena contro schiena  perché nessuno possa sorprenderci alle spalle, continuiamo a combattere uniti fino a che non rimane più nessuno.
La visione continua. Mi guardo le braccia che, come i capelli e la barba, sono sporchi di sangue. Mi sento forte, vigoroso e imbattibile.
Il sole ora è alto nel cielo e il campo è disseminato di cadaveri. Alzo lo sguardo e vedo che dalle casupole iniziano ad uscire delle donne, per mano hanno dei bambini. Una mi si avvicina, mi guarda con un sorriso di gratitudine. Nonostante la loro gioia nel vederle, quando la donna mi raggiunge, sento un dolore fortissimo, non è un dolore fisico, ma è così forte che mi fa piegare in due, ciò che sento è un senso di perdita, il dolore aumenta, mi accascio e mi trovo in ginocchio.

Sono ancora in quel campo e sono sempre a terra, ma quel dolore se ne andato e così mi alzo. Vicino a me, alla mia destra, c'è Maestro Chen, alla mia sinistra Danly, Lho-Tay e Sue-Lang. Il mio Mentore mi mette una mano sulla spalla e con due colpi leggeri mi spinge in avanti, invitandomi a proseguire il cammino.
La parte maschile che sto vivendo in quel momento esce da me e se ne va, ma io, Sara, rimango li con loro. Adesso sento un senso di gioiosa liberazione e piango. Piango così a lungo che alla fine della meditazione mi ritroverò col viso bagnato di lacrime.

Ci vorrà ancora un po' di tempo prima che io riesca ad uscire da quella radura. Ma nelle meditazioni che seguiranno la radura sarà sgombra. Niente capanne, niente donne, ne bambini ne morti, solo un grande prato verde, disseminato di fiori e illuminato dalla luce sole.

Ancora grazie per essere arrivati fino a qui.
Continua...