Il mio miracolo a Medjugorie




❣️ Il mio miracolo di Medjugorje

Questa mattina leggevo un libro e si parlava di perdono. Mi è tornata alla mente la fortuna di aver incontrato la persona che mi ha indicato il perdono supremo.

Oggi ho capito tante cose... ma per comprendere dove sono arrivata, devo tornare là dove è cominciato. Al giorno che chiamo “Il mio miracolo di Medjugorje”.

Tre anni fa ho seguito il mio signor Tomo in uno dei suoi viaggi. Era Medjugorje. Io non mi considero più cristiana, quindi non era il massimo. Ma potevo stare cinque giorni con mio marito... come perdere l’occasione?

Come capo spirituale c’era Fra’ Vincenzo, ex camionista convertito. Tanto caritatevole... quanto scassa marroni (concedetemi il termine, l’ho detto pure a lui!). Mi ha trascinato ovunque: sul Prodbrdo, sul Krizevac, dalla Veggente, all’orfanotrofio, alla comunità di ex tossicodipendenti, e in una casa dove una croce trasudava sangue umano. Sono stata la prima ad entrare. L’odore mi ha fatto star male.

Fra’ Vin mi soccorre e mi dice: “Hai un assoluto bisogno di confessarti!”
“Sì Fra’ Vin... ma sai che non ci credo!”
“Lo so, ma una confessione non ha mai ucciso nessuno!”
“Quando mi viene l’ispirazione ci vado!”

Passano i giorni e lui insiste:
“Sara, devi confessarti!”
“Sì Fra’ Vin!”
“Devi confessarti!”
“Sì Fra’ Vin!!!”
“Devi confessarti!”
“Sì Fra’ Vin!!!!”
“Devi confessarti!”
“Va bene, Fra’ Vin... Vado!!!!!”

Ultimo giorno. Mi arrendo. Mary viene con me (sospetto mandato da Fra’ Vin come controllore!). In fila, osservo i confessori: inglese, francese, tedesco, spagnolo. Lo spagnolo mi ispira: giovane, sorridente, parla italiano. Ma mi tocca l’inglese. No, da lui non ci vado! Mary mi guarda: “Promesso che vai?” “Sì Mary... promesso!”

Si libera lo spagnolo. Mi siedo. “Buongiorno Padre!” “Ciao!” dice con accento spagnolo. “Da quanto tempo che non ti confessi?” “Ossignore... è un bel po’!” “Giorni, mesi, anni?” “Aaaaanni!” “Cos’è successo?” “Semplice: ho litigato con Dio.”

Racconto tutto. “Un giorno, stanca di miseria, malattia e solitudine, ho detto a Dio: ‘Tu resta lì nei cieli, io resto nel fango. Non ti chiedo più nulla, non mandarmi più niente. Grazie.’ Da quel giorno, silenzio reciproco.”

Il Padre sorride: “Posso raccontarti la mia storia?” “Va bene, racconti pure.”

“Sono cileno. A sei anni, in un attentato, hanno ucciso mio padre. Tutti dicevano che ora era vicino a Dio. Ma io lo volevo con me. Mi sono arrabbiato con Dio. Un giorno il mio maestro mi disse: ‘Perdonalo.’

“Mi scusi... chi dovrei perdonare?” “Dio.” “Io dovrei perdonare Dio?” “Sì. Se ritieni che ti ha fatto un torto... perdonalo. Sicuramente Lui ha perdonato te. Fallo anche tu.”

Rimango basita. “Ego te absolvo a peccatis tuis...” “Aspetti... e ora che faccio?” “Vai nel posto di Medjugorje che preferisci e... semplicemente... perdonalo.”

Mi siedo sulle panchine del sagrato. Pace. Silenzio. “Ok Dio... che ti devo dire... ne abbiamo viste io e te... ok... ok... ok... Va bene Dio... per tutto quello che mi è successo... io ti perdono.”

Non so cosa sia successo, ma è come se si fosse squarciato il cielo. La luce è entrata nel mio cuore. Quiete, fiducia, gioia, appagamento, armonia. Avevo perdonato Dio. Avevo perdonato il mio nemico. E finalmente sentivo la pace.

So che non era colpa sua. Ma era più facile dare la colpa a Lui che a me stessa. Perdonarlo mi ha fatto capire. E da lì ho chiesto scusa.

Se ho perdonato Dio... come non perdonare il resto del mondo?

Giorno dopo giorno ho perdonato mia madre, mio padre, i miei fratelli, gli amici, mio marito... E infine me stessa.

Questi anni di isolamento sono stati come una meditazione infinita. Qualcuno va in un Ashram in India. Io l’ho fatto a casa mia.

Una sera ero a letto. Pace. Nessun risentimento. Nessuna rabbia. Ho assaporato il dolce gusto del perdono. Non è facile. Non lo è tutt’ora. Ma ora riesco a dare meno importanza ai torti. Ognuno ha il suo cammino. Ognuno ha i suoi errori. Chi sono io per giudicare?

In questi giorni ho capito che il tempo che pensavo di aver buttato... non è stato buttato per davvero.

Il mio viaggio interiore è iniziato. Ora non posso che continuare.

Grazie mondo, grazie universo…
E grazie a quella scintilla che, in quel momento, chiamavo Dio.

Oggi lo chiamo consapevolezza.
E cammino ancora.