sabato 28 novembre 2020

Scampato pericolo... A tutto c'è un perché!


Sono di nuovo qua. Non pensavo sarei tornata così presto ma rispondendo a  Graziana mi si è accesa una lampadina. Sono in Tunisia da due anni ormai, e qui come non mai, mi sto facendo le "ossa", sarà per questo che il mio vero carattere ora esce fuori più prorompente che mai? Ecco, dopo aver scritto questo mi sono resa conto che quello che mi ha reso più forte, indipendente (o più stronza) è l'ennesimo dramma a lieto fine che mi è successo più di un mese fa. Si sa che gli eventi ci cambiano ma quello che viene fuori a volte ci sorprende. No, non è cattiveria. Non mi sento più cattiva, ma forse più consapevole che la vita è così effimera che si giunge alla conclusione che bisogna dare un taglio netto a ciò che ci rende ansiosi e, nel mio caso, dipendenti a qualcosa che ci fa star male.
 

E' il 18 di ottobre, sono circa le 3,30 del mattino e sento il mio Tomo che mi chiama urlando.

Mi alzo di corsa e vedo che è piegato in due, dice di avere un dolore fortissimo al braccio sinistro. Penso che è meglio andare al pronto soccorso, lui sembra voler aspettare ma io insisto dicendo che il dolore al braccio non passerà da solo. Andiamo all'ospedale, nel nostro caso una clinica privata vicino casa. Non è come me la aspetto, essendo privata credevo fosse più all'avanguardia ma è una clinica di pessimo livello e priva di ogni etica medica e questo aumenterà la mia fonte di stress.

Dunque suoniamo alla porta principale e ci si presenta un omino che, visti i suoi occhietti, capiamo che stava dormendo. Lui chiama un'infermiera, addormentata pure lei, ci fanno accomodare in una scarna stanzetta. L'infermiera prende la pressione ed è davvero alta; 180/120. Le vedo preoccupata e vedo che chiama qualcuno. Nel frattempo noto che gli prepara il braccio, ma non c'è un laccio emostatico e usa un guanto, ah... ok! Arriva un medico e mi dice che, vista la pressione alta,  probabilmente è solo stress, ma decidono di fare un elettrocardiogramma. Ed è proprio in quel momento che che scoprono che il mio Tomo ha un infarto in atto. 

Ma non me lo dicono subito, lo scoprirò il giorno dopo. L'omino che ci ha aperto mi dice che lo tratteranno la notte, devo lasciare un deposito di denaro e compilare un po' di scartoffie.
-Apro una parentesi sullo schifo delle cliniche private: tu sei li che non capisci nulla, sei frastornato, per me è ancora peggio perché non capisco nulla di ciò che mi dicono, e la prima cosa da sistemare è il denaro. Lo so, è così che funziona ma a me fa schifo comunque, chiusa parentesi.-
Espletato il tutto salgo al reparto e un'infermiera mi dice che è in sala rianimazione. Attendo seduta a terra, non c'è una seggiola manco a pagarla, il tempo si dilata così tanto che i secondi sembrano ore. Dopo quello che a me sembrerà  un'infinità esce il medico che mi dice un sacco di parole ma io capisco solo shock e miocardio. Chiedo se si tratta di un infarto ma non capisco la risposta, mi dicono che sta bene, mi invitano ad andare a casa e di tornare l'indomani alle 8. Chiedo di poterlo vedere un attimo e con un po' di umanità mi fanno affacciare alla porta, lo vedo sdraiato che mi fa ciao con la mano. Mi tranquillizzo un po', ringrazio e me ne vado. Neppure tutte le disavventure messe insieme raggiungono questa disperazione
Torno a casa più frastornata che altro, ancora non mi rendo conto conto di cosa realmente sia successo. I giorni appena trascorsi sono stati faticosi e psicologicamente pesanti, Tomo che mi chiama spaventato, la corsa al pronto soccorso, la mia ignoranza della lingua e la stanchezza non mi permettono di capire la gravità della situazione. Vado a letto e cado in un sonno agitato.


Mi sveglio alle 7, ho dormito un paio d'ore e mi preparo per avviarmi. Arrivo un po' prima delle otto e vengo fermata alla porta. Causa covid non si entra! Io ribatto che il medico mi ha detto di tornare la mattina ed eccomi qua. Nulla da fare. Chiedo di poter parlare almeno con un un'infermiera; neppure quello. Chiedo se c'è qualche anima buona può chiamare il reparto per sapere; no, non si può!
Ecco, ora mi sento davvero persa... In questo momento mi cade addosso tutta la solitudine del mondo e non è come le altre volte. Neppure tutte le disavventure messe insieme raggiungono questa angoscia, ne quando è stato bloccato qua un mese nel lontano 2018, ne l'incidente del mio Fanciullo che è stato ben più grave. Questa volta sono sola perché lui non c'è. Non posso chiamarlo per sapere che fare, non c'è per tranquillizzarmi e per dirmi che andrà tutto bene, lui non c'è punto e basta. Ma io non voglio andare via, così mi siedo su un marciapiede di fronte alla clinica e inizio a piangere. Piango cercando di trovare una soluzione per mettermi in contatto con lui. Devo trovare il modo per bypassare il blocco. Mi serve qualcuno del posto, qualcuno che parli arabo e anche italiano in modo che possa riferirmi tutto. Controllo la mia scarna rubrica ed ecco che trovo un nome; Bechir!! E' il collega del Tomo, non lo conosco personalmente ma lui, essendo direttore amministrativo, si è occupato di tutte le nostre pratiche burocratiche. Nemmeno guardo l'ora e chiamo col cellulare del Tomo. Ehi ciao, come stai? Sento dire dopo pochi squilli. Ciao, sono Sara, sono la moglie, chiedo scusa per l'orario ma non so a chi rivolgermi. Tomo è in ospedale, e non so che cosa abbia di preciso! Dico tutto in un fiato per evitare di piangere. Cos'è successo? Chiede Bechir. Non riesco a trattenermi e tra le lacrime cerco di spiegare cos'è successo nelle ultime ore. Lui prende un tono impostato e cerca di tranquillizzarmi prendendo in mano la soluzione. Mi chiede dove sono e dove è ricoverato Tomo. Sente che parla con qualcuno vicino a lui e subito mi dice che chiamerà la clinica e sua moglie cercherà di parlare con un medico. Essendo lei medico sarà più facile. Mi dice di tornare a casa e ti aspettare la sua chiamata. 
Andrà così, farà un po' di telefonate e dopo qualche ora mi dirà che Tomo ha avuto un infarto , che sta bene grazie alla tempestività del soccorso, l'essere andati subito gli ha salvato a vita. Mi ha detto di stare tranquilla che non solo sola e loro si occuperanno di noi. Mi lascio andare ad un pianto liberatorio e ringrazio di cuore per la disponibilità. Non sarà l'unica chiamata; la moglie chiamerà il cardiologo per sapere il da farsi e un ulteriore serie di chiamate per sapere il mio stato psicofisico.
Bene, è arrivata l'ora di chiamare mio figlio in Brasile, poi toccherà ai miei in Italia, piangerò al telefono con mio fratello e gli chiederò di avvisare mia madre. Poi rifarò lo stesso con sua sorella a cui chiederò di avvisare gli altri fratelli. Ma la solitudine mi cade di nuovo addosso e rannicchiata sul divano mi lascio andare a tutte le mie lacrime!


Il pomeriggio torno alla carica ma ancora non mi fanno entrare. Dico che devo parlare con medico ma mi rispondono che il medico ha già parlato con una mia amica e questa mi ha riferito.
-Ok, -dico io- ma visto che mi hanno detto che è vigile,  posso portagli almeno il cellulare?-
-No, (oh, non sa dirmi altro) no si può!-
-Ma gli altri entrano, perché io no?-
-Perché lo dico io!-
Torno a casa... di nuovo sconfitta e di nuovo in lacrime.

Alle 17 mi squilla il telefono, non riconosco il numero e cado in preda al panico...

-Ciao piccolina, sono io! Sto bene ma sono di corsa perché sto chiamando con il cellulare di un infermiere  mi porti il cellulare per cortesia?- Mi dice tutto d'un fiato.
- Oh mio dio, sei tu!! Che bello sentirti! Io ho cercato di portartelo ma non mi fanno entrare-
-Tu vieni che il medico ha dato il permesso.-
Chiudo la telefonata e mi precipito. Il guardiano del faro insiste nel non volermi far entrare!
-Ho detto che non si può entrare!- (e ti pareva che cambiava solfa?)
-Mi ha chiamato mio marito e mi ha detto che ho il permesso-
-Chi ti ha dato il permesso?-
-Il medico!-
-Che medico?-
-Non lo so, ho un numero se vuole richiamare...-
-Ma chi l'ha chiamata?-
-NON-LO-SO!-
Andiamo alla reception a chiedere e sì, avevo il permesso!!
Salgo di sopra, mi fanno vestire con cuffia, camice e copri scarpe e finalmente posso rivedere il mio amato Tomo. Gli do un bacio sulla guancia con la mascherina, non so se si può, ma inconsciamente lo faccio. Mi dice che dovrà fare un corono-grafia per vedere che tipo di ostruzioni ci sono alla arterie perché dall'ecografia risulta qualcosa. Ma dice che lui li non vuole farla, vuole uscire ed andare altrove. Cerco di insistere ma non troppo, il cuore è suo ed è giusto che si senta a suo agio! Purtroppo mi danno poco tempo, gli do il cellulare con la promessa di sentirci appena sono a casa. Così sarà, la mia solitudine si farà più leggera e le chiamate interminabili. La notte mi troverà con un sonno, se non tranquillo, almeno ristoratore.

Il giorno dopo Tomo mi chiama e mi dice che firmerà, lui vuole uscire da li. Trova che sia medici e infermieri siano poco competenti e non si sente tranquillo. Ok, vado subito da lui. Questa volta non troverò ostacoli e mi fanno entrare, ma non salire. Prima c'è il conto da pagare. Chiedo la cifra e la trovo davvero uno sproposito visto le condizioni dello stabile e del personale, ma se voglio farlo uscire devo pagare. Ma non capisco bene ciò che vogliono così chiedo se c'è qualcuno che parli l'italiano. Arriva un signore che mi spiega bene cosa devo fare. La cifra che mi hanno detto è quella, ma ho degli euro che voglio lasciare a mo' di cauzione (che corrisponde al totale  che mi hanno detto). Dico che tornerò il giorno dopo con dei dinari e loro mi ridaranno gli euro. Vedo la tizia che guarda in modo insistente nel mio portafogli, cerco di scansarmi ma lei riesce a vede che ho altri soldi. Do la cifra corrispondente e il signore che mi è corso in aiuto mi dice che posso salire a portare i vestiti a mio marito e possiamo andare. Ok? Chiedo io, Ok mi rispondono loro. Tutti d'accordo e salgo.


Passa un po' di tempo, stiamo aspettando che qualcuno tolga la flebo e tutta una serie di tubi che lo tengono inchiodato a letto. Non arriva nessuno e chiedo che succede. L'infermiera mi dice che sta aspettando l'ok dall'amministrazione. Rispondo che ho già saldato il conto, lei chiama l'amministrazione ma mi dice che non è così, mancano ancora dei soldi. Ancora? Al che sbotto e dico che mi stanno prendendo in giro!
Vedo che Tomo si agita ma io non voglio farlo innervosire, dico che scendo e vedo di risolvere la situazione. Chiedo della signora di prima che arriva con un sorrido beffardo dicendo che mancano 2000 dinari da aggiungere i 5000 che ho già dato! Mi propina un sacco di storie a cui io credo poco. Cerco di mettermi in contatto col Tomo ma non ci riesco. Allora salgo in reparto. Ma al mio arrivo trovo la porta della stanza chiusa. Al momento penso che sia perché non ho ancora pagato.
Chiamo Tomo ma non mi risponde. Busso alla porta ma nulla, richiamo e nulla, non risponde nessuno. Dalla finestrella non riesco a vedere nulla e busso ancora. Passa di li un'infermiera e mi dice di suonare il campanello, niente,continuano a non risponde, chiamo ancora e di nuovo nulla. Vado in panico e penso al peggio. Penso che sia successo qualcosa e che Claudio abbia avuto un altro infarto, se non risponde è perché sta male e se i dottori non aprono è perché lo stanno soccorrendo. Perdo il controllo e inizio a prendere a pugni la porta, ma nessuno viene ad aprire. Ora sono convinta che sia morto e scoppio a piangere disperata, l'infermiera cerca di tranquillizzarmi ma vedo sul suo viso la mia stessa preoccupazione! Mi appoggio disperata contro il muro, non posso credere che sia successo di nuovo, urlo all'infermiera di aprire quel cazzo di porta e... alzo lo sguardo e al di la del vetro vedo lui, Tomo,  in piedi che si regge alla barra della flebo... Mi cedono le gambe e finisco a terra stremata! Perché non rispondi al telefono?? Urlo. Perché nessuno è venuto ad aprire?? E niente, mi dice che il medico è uscito chiudendo tutti dentro. Lui essendo bloccato a letto ha dovuto togliere tutto ciò che gli impediva  di alzarsi per poi  venire a vedere che stava succedendo. Perché non mi rispondeva? Semplice, aveva il cellulare coperto ed essendo silenziato non ha visto le chiamate in arrivo. In quel momento ho perso una decina di anni della mia scalcagnata vita!

 Tomo dopo essere stato chiuso a chiave in stanza decide che ancor di più vuole andarsene il prima possibile. Scendo e pago col resto degli euro che la furbona aveva adocchiato, ma nel frattempo chiamo Bechir e gli racconto che sta succedendo. Mi dice che sta arrivando, aveva già deciso di venire, è solo questione di minuti. Arriva e anche lui rimane basito dal conto, chiede spiegazioni ma vedo che la filastrocca non cambia. Pagherò con un assegno per fare in modo che io non ritorni in quel postaccio e finalmente usciamo!

Il giorno dopo farà la corono-grafia e scopriremo che ha ben due arterie ostruite al 90% e una al 50%, dovrà fare una doppia angioplastica e la farà in una clinica degna: la clinica El Amen di Nebeul è stata davvero all'altezza. Una corono-grafia, un ricovero, un intervento e una notte di degenza ci costerà meno delle poche ore nella Policlinica di Hammamet! 

Ma tutto è bene ciò che finisce bene, un po' di riposo e Tomo tornerà alla sua vita in meno di un attimo, io ci sono tornata ma con un po' più di difficoltà e qualche notte insonne. Ho dovuto arrivare a patti con me stessa e lasciare il controllo, visto che non l'ho mai avuto. Ora mi sento un po' più serena ma sta venendo fuori qualcosa d'altro, il post precedente ne è la prova!

Sempre io e sempre Vostra!
Un abbraccio.


Immagine dal Web

7 commenti:

  1. Risposte
    1. Già...
      Ciao Maurizio e grazie per essere passato!

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  2. Ciao gioia!!! Nn ci posso credere!!! Come sta adesso Claudio? E tu? Un grande abbraccio

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  3. Caspita che storia!
    Non ho ancora capito perché vivi in Tunisia, ma il tuo racconto mi ha trasmesso un'ansia pazzesca. Sono una donna molto forte, di quelle che se la cavano ovunque e comunque, ma credo che al tuo posto sarei morta.
    Ecco perché non potrei mai lasciare la mia Italia. Anzi, la mia Puglia.
    Spero che il tuo amato si sia ripreso completamente.
    Un abbraccio.

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  4. Ciao Claudia!
    Siamo in Tunisia per lavoro. Mio marito, Tomo come lo chiamo io, ha un contratto con un'azienda tessile italiana e siamo qua per cercare di migliorare il sistema lavorativo. Non so ancora per quanto perché è davvero dura!😉
    Non ti conosco ma non penso che saresti morta, avresti anche tu attinto a quella forza che sembra sia stata data in dotazione a tutti, fidati!
    Io amo vivere all'estero perché nei miei viaggi ho appreso davvero tanto! La mia Lombardia non mi manca, ma mi piacerebbe vivere al sud d'Italia, magari proprio in Puglia, chissà!
    Sì, il mio Tomo si è ripreso dall'infarto ma ora sta affrontando altre dure battaglie, e ne uscirà anche lì!
    Grazie di essere tornata e a presto!!🤗

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  5. Brava sei stata coraggiosa!

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    1. Non lo siamo tutti? ;-)
      Un abbraccio a te e grazie!

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