Post

Visualizzazione dei post da agosto, 2025

Il giorno in cui ho deciso di appartenere

Immagine
Oggi, stavo piegando dei calzini e li stavo prendendo da uno stendino, sai, quelli che si attaccano al filo. Un pensiero; questo non voglio portare con me, e ho capito che qualcosa è cambiato. Non fuori, ma dentro. È stato un pensiero semplice, quasi banale, eppure ha avuto il peso di una rivelazione: “Questo non lo voglio nella mia nuova casa.”   E quella frase, solo pensata, ha aperto una porta che non sapevo nemmeno esistesse.  Per più di vent’anni ho vissuto “per il mondo”, cambiando case, città, paesi, continenti. Ho abitato spazi che non erano miei, arredati da altri, vissuti da altri. Ho passato la vita a predicare la leggerezza, l’essenzialità, il non attaccamento. E l’ho vissuta per davvero: l’ultimo trasloco erano due valigie e un trolley. Quattro scatole, punto. La mia intera vita, compressa in un formato trasportabile. Eppure oggi, mentre ristrutturo un vecchio garage per farne casa, sento un desiderio nuovo, forte, quasi urgente: voglio cose mie. Piatti, bicc...

Food 99: non consegniamo da te, ma ti perseguiamo ovunque!!

Immagine
Oggi il Brasile mi ha regalato un’esperienza "drammatica" degna di un film thriller: l’apparizione ricorrente della ragazza di Food 99. Non so chi sia, non so cosa voglia (lo so ma non me ne frega niente), ma ogni volta che sbuca sul mio schermo con quel sorriso da “vieni qui” e quei denti un po’… castorosi, mi si attiva una reazione che definirei esplosione emotiva non autorizzata. Quel tipo di spot che ti segue ovunque, come se l’algoritmo avesse deciso che siete anime gemelle… solo che tu non hai firmato il contratto! Ecco... Su Pinterest per esempio, e persino le app meteo — lei è ovunque! Grrr E io, che volevo solo cercare ispirazione per una ricetta e, perché no, un tramonto tropicale, mi ritrovo a fare lo slalom tra le sue apparizioni come in un videogioco. La cosa assurda? Che se penso al fastidio viscerale... rido. Ma rido tantissimo. Perché è talmente surreale che sembra una gag scritta da qualcuno con un gran senso dell’umorismo cosmico, giuro, non me ne capac...

Il documentario su Elize Matsunaga: una narrazione che non riesco a digerire.

Immagine
Ho appena finito di vedere il documentario su Elize Matsunaga e faccio davvero fatica a non emettere un giudizio. Non tanto per il crimine in sé la, che è già di una gravità estrema, ma per il modo in cui viene raccontato. E quello che mi ha disturbato più di tutto è sentirla ripetere, come un mantra, “ho fatto un errore”. Un errore? Dici che hai fatto un errore?? Non hai sbagliato autobus. Non hai messo il sale al posto dello zucchero. Non hai dimenticato la porta di casa aperta... hai ucciso tuo marito! E anche se fosse stato per legittima difesa, non lo smembri e non lo distribuisci in mezzo ai boschi. C’è un limite tra l’umano e l’inumano, e lei lo ha superato. Il documentario sembra quasi costruito da lei stessa. Dice di non volere attenzione, ma poi si concede interviste, si mostra mentre prega, piange, si fa il segno della croce davanti alle telecamere. (In quelle scene ho dovuto distogliere lo sguardo, mi faceva troppo schifo) Vuoi o non vuoi attenzione? Perché se non la vuoi, ...

Consapevolezza.

Immagine
Oggi, in un post su thread, si parlava di beneficenza, di aiutare chi è in difficoltà. Ho raccontato di quando vivevo nella Repubblica Dominicana: spesso passava gente a chiedermi qualcosa. A volte erano soldi, a volte cibo. Io non ho mai dato denaro, ma se qualcuno mi chiedeva del cibo, davo quello che avevo e di cui avevano bisogno. Il più delle volte non tornavano, perché quello che cercavano davvero erano soldi per comprarsi alcol o droghe. Un utente ha commentato sotto il mio post scrivendo: “Sei stata fortunata.”   All’inizio non ci ho fatto troppo caso, ho pensato semplicemente che non avesse capito il senso del mio racconto. Poi però ho riflettuto su quella parola: fortunata. Forse intendeva che sono stata fortunata ad aver aiutato qualcuno che non ha approfittato di me. O forse pensava che sia una fortuna riuscire ad aiutare senza essere delusi.   Ma io non credo che la fortuna c’entri. Io ho aiutato perché volevo farlo. Non mi sono mai sentita né ingenua né...

Ristrutturazione in corso

Immagine
  – Tomo, quando facciamo il muretto, ricordiamoci di mettere gli interruttori per accendere e spegnere le luci della cucina e del salotto. – Ok. Il giorno dopo: – Tomo, cosa dici, mettiamo anche una presa sul muretto? – Dove? – Sul muretto della cucina, dove avevamo deciso di mettere gli interruttori per accendere e spegnere le luci di cucina e salotto... – Ah sì, me lo avevi detto... Vedo che facendo le tracce per l'impianto luci: – Tomo, ti ricordi di predisporre gli interruttori e la presa sul muretto? – Che muretto? Siamo solo all'inizio... e già sembra che questa ristrutturazione somigli pericolosamente al matrimonio: All'inizio sembra una grande idea, poi scopri che costa più del previsto... e alla fine ti chiedi chi dei due finirà murato vivo! 🤪 Ah, la casa dei sogni? Certo.  Basta non svegliarsi .

Attiriamo ciò che siamo?

Immagine
Si dice che attiriamo ciò che siamo. Ciò che voglio scrivere non è una critica, non è un giudizio. È solo una riflessione che nasce dall’osservazione. A guardare bene, il mondo sembra attratto soprattutto da ciò che fa rumore: scandali, rabbia, conflitti, polemiche. E non sto dicendo che chi ne è attratto sia “cattivo” o “sbagliato”.  Semplicemente, credo che ci raggiunga ciò che risuona con ciò che siamo... o con ciò che stiamo vivendo. E allora mi chiedo: che cosa ci dice questo del nostro tempo? Perché la rabbia, la cattiveria e il disprezzo fanno così notizia, mentre l’amore, la compassione, la consapevolezza… sembrano sentimenti che nessuno vuole più provare? Io però, tanti anni fa, in mezzo a questo rumore, ho trovato un luogo che parla sottovoce. Si chiama Samgha, ed è lì che vive Maestro Chen, insieme alle sue guide.   Un luogo che non cerca di convincere, ma di accogliere. Un luogo dove il tempo rallenta, e lo spirito respira. Ed è lì che ho incontrato Sara....

La consapevolezza come abbraccio del destino.

Immagine
In questi giorni non mi sento molto bene. Il dolore è tornato, come ho già scritto nel post precedente. Costretta a stare a letto, mi ritrovo a pensare tanto. E nei pensieri, riaffiorano ricordi, emozioni, frammenti di passato. E quando penso sento il bisogno di dare voce a tutto questo, di dettare ciò che mi attraversava dentro. Quello che ne è uscito è una parte di me... fragile, vera, e forse anche un po’ dimenticata. Mi piace pensare che c’è chi, come me, attraversa la vita come un treno: alcuni salgono e restano per molte stazioni, altri scendono alla prima. E poi ci sono quelli che vengono invitati a scendere, non per cattiveria, ma perché non nutrono più il mio bellissimo viaggio. E in questo mio viaggiare ho imparato che la consapevolezza non nasce dal tempo, ma dal modo in cui si affronta il dolore, si ama, e si accoglie il mistero. Sì, perché un’anima antica non resiste alla vita ma la abbraccia. Non cerca approvazione, ma verità. Non si aggrappa alle persone, ma le riconosce...

E se evaporassi?

Immagine
Avete presente quando si dice: bisogna far pace col cervello?   Ecco, io dovrei far pace col mio.   Da tempo ormai è tutto un alternarsi: desiderio di pace, desiderio di guerra.  Quando la noia prende il sopravvento, mi siedo. Prendo in mano questo oggetto figlio di Satana  il cellulare e inizia la spirale: notizie, avvenimenti, tragedie, gente che parla solo per dare fiato alla bocca. Avete presente quel 'vorrei ma non voglio'?  Ecco, io sono ferma lì.  Da tempo.   V orrei.   Ma.   Non.   Voglio. Che vuol dire?   È un'idiozia, no?   O vuoi, o non vuoi.   Eppure io sto in questo limbo,  fra un freddo boia che acutizza il dolore, e il dolore che mi trascina nella depressione. E la depressione mi riporta lì, sempre lì, a guardare quel cazzo di schermo, a vedere disgrazie, parole vuote, e persone che parlano solo per riempire il silenzio. Sto scrivendo  sto dettando a voc...